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“Dopo il 16 ottobre”, presentazione al Portico d’Ottavia

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‪Martedì 17 ottobre alle ore 17,00‬ alla Casina dei Vallati, ‪Via del Portico d’Ottavia 29, Roma‬, la Comunità Ebraica di Roma   e la  Fondazione Museo della Shoah presentano il libro “Dopo il 16 ottobre. Gli ebrei a Roma tra occupazione, resistenza, accoglienza e delazioni (1943-1944”, curato da Silvia Haia Antonucci e Claudio Procaccia per le Edizioni Viella.

Questo il programma:

Saluti
Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma
Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma

Gabriele Rigano, Università per Stranieri di Perugia
dialoga con gli autori

Silvia Haia Antonucci, Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”
Amedeo Osti Guerrazzi, Fondazione Museo della Shoah di Roma
Claudio Procaccia, Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma
Daniele Spizzichino, Istituto Nazionale di Statistica

La presentazione sarà preceduta dall’esposizione di due opere sulla Shoah dell’artista Antonio Del Donno
donate alla Comunità Ebraica di Roma

‪Martedì 17 ottobre alle ore 17,00‬
Casina dei Vallati, ‪Via del Portico d’Ottavia 29, Roma‬

La raccolta di saggi presentata in questo volume nasce da un’iniziativa della Fondazione Museo della Shoah, che ha coinvolto la Comunità Ebraica di Roma e il suo Archivio Storico per ricostrui­re le vicende degli ebrei durante l’occupazione nazifascista della capitale nel periodo successivo alla prima grande retata fino alla liberazione della città (4 giugno 1944). Il proposito è quello indagare di le dinamiche che caratterizzarono le diverse fasi delle deportazioni e di comprendere come molti ebrei riuscirono a sfuggire alla «caccia all’uomo» organizzata dai nazifascisti. Attraverso la comparazione tra la prima retata e le successive catture si delinea infatti con chiarezza lo spartiacque determinato dallo shock della mattina del 16 ottobre 1943 in termini di organizzazione della clandestinità. Decisivi furono il ruolo delle istituzioni laiche e religiose, e l’atteggiamento della cittadinanza nelle sue diverse declinazioni tra i poli opposti dell’accoglienza e della solidarietà, da una parte, e del collaborazionismo e della delazione, dall’altra. Emerge così un più nitido profilo dei deportati romani e degli ebrei di varia provenienza presenti in città, che restituisce volto, storia e dignità a coloro che gli occupanti volevano ridotti a meri numeri. Ed Viella