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L’harmonica di Morricone, Gianluca Littera e l’Orchestra del Santa Cecilia

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Quando si pensa all’harmonica in genere vengono in mente certe immagini di film western, ambientazioni country e tipiche di un certo lifestyle oltreoceano. Ma questo strumento a fiato gode di pari dignità rispetto a tanti altri, vantando “possibilità impressionanti, comunicative ed espressive, che vale la pena valorizzare e far conoscere”.  Ne è convinto Gianluca Littera, maestro di harmonica cromatica, che potremo ascoltare a Roma, in occasione della sua prossima esibizione, domenica 18 ottobre, sul palco del Teatro Eliseo, insieme all’Orchestra del Santa Cecilia.

Il jazz ha sempre fatto parte della formazione musicale di Gianluca Littera, ma l’Harmonica e l’orchestra sinfonica insieme, che emozioni suscitano nel pubblico?
Prima di cominciare un concerto, il Direttore mi guarda forse con un po’ di timore, ma è solo l’inizio. Io sono diplomato in viola e accanto alla mia formazione accademica – ho suonato per 17 anni in orchestre sinfoniche – ho sempre affiancato quella jazzistica. Della musica ho sempre avuto una visione speculare, senza nessuna particolare preferenza.

Da dove nasce questo amore per l’harmonica?
Da quando sentii per la prima volta il grande Toots Thielemans accompagnare, con la sua armonica, Mina nel brano “Non gioco più”: ne rimasi folgorato. Grazie a questo magnifico interprete del jazz scoprii anche l’aspetto classico dell’harmonica. Da violinista, poi, ho scoperto partiture di altri grandi interpreti e ho iniziato ad intraprendere un percorso di ricerca del suono differente. Da ciò quindi l’interesse per questo repertorio originale.

Gianluca LitteraCome si concilia l’aspetto didattico con quello della ricerca divulgativa?
Ritengo che debbano andare di pari passo. Il 19 ottobre (ndr. il giorno dopo il concerto all’Eliseo) parto per il Brasile a registrare un cd per harmonica che un compositore, André Mehmari, mi ha dedicato. Ma ciò che a me veramente preme è l’aspetto didattico: credo sia importante valorizzare uno strumento come l’harmonica, dotato di una sua storia. Tanta è la richiesta di gente che ama questo strumento, ma non so dove andare, e in tal senso il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma può rappresentare un importante punto di riferimento a livello di offerta didattica.

Che ruolo gioca il Conservatorio di Santa Cecilia in quest’ambito?
Un ruolo fondamentale. Quando iniziai ero una sorta di mosca bianca, oggi invece è cambiato tutto e lo stesso approccio che il Conservatorio di Santa Cecilia ha nei confronti dell’harmonica ne è una prova evidente. Il fatto che un’istituzione statale abbia deciso di riservare un apposito corso per harmonica rappresenta qualcosa credo di unico al mondo e di estrema rilevanza: é il segnale dell’apertura delle istituzioni, spesso insensibili verso le esigenze degli artisti. E il concerto di domenica 18 all’Eliseo testimonia anche l’evidente scelta del direttore Alfredo Santoloci in tal senso. Anzi condivido a pieno la missione che il Conservatorio di Santa Cecilia si è dato, ossia quella di diventare centro di produzione, oltre che di formazione: è necessario questo passo verso la musica prodotta, avendo sempre presente un rapporto con la realtà ed il mercato del momento.

Cosa dovrà aspettarsi il pubblico da questo Concerto di domenica all’Eliseo, “Harmonicamente …. Cinema”?
Senza voler anticipare nulla, posso solo dire che la musica da cinema rappresenta un importante momento di condivisione. I temi che andremo ad ascoltare sono più o meno tutti conosciuti, ma ognuno di noi li ha poi metabolizzati, accostando ricordi personali del film a proiezioni del proprio vissuto, in una bellissima interazione tra storie di cinema e di vita che solo maestri come il grande Ennio Morricone sono in grado di suscitare. Il concerto sarà diviso in due parti: una più incentrata sulla figura di Gershwin e alla sua presenza sul grande schermo; l’altra maggiormente legata all’immagine e a questo suo patrimonio evocativo.

A proposito di Morricone, oltre alla reciproca stima professionale, qual è il rapporto con il Maestro?
Non può essere altro che il rapporto con un genio, un mito. Morricone rappresenta una figura molto importante ed io mi sento fortunato e privilegiato di poter usufruire di questa offerta di collaborazione. Sono onorato che una persona dall’elevata levatura come il Maestro riconosca in me capacità artistiche: da un grande come lui c’è solo da imparare e apprendere, semplicemente ascoltando.