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“Mister Green”, se il kletzmer riesce ancora a far ridere

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“Mister Green” è una commedia che, partendo in sordina, conquista lentamente il pubblico. Una commedia tutta americana con un occhio rivolto verso il mondo. Emerge con chiarezza tutta la forza della comicità ebraica, regalata a piene mani al Teatro della Cometa. La piece, di Jeff Baron, nella traduzione di Michele Zaccaria, è in scena, fino al 29 novembre. Massimo De Francovich interpreta un ottimo ottuagenario, isolato dalla vita e anche da se stesso. Un vecchio ebreo, incastrato nelle leggi della sua religione che lo hanno isolato. Una religione che lo ha imprigionato nell’odio più che liberato. Una prospettiva confessionale che costringe il vecchio a insorgere anche contro il proprio amore di padre. Maximilian Nisi è un bel ragazzo che, per un impatto del destino, incontra l’antico mondo ebraico. Ne viene fuori un conflitto non solo generazionale, ma anche ideologico. Il nuovo, assolutamente esagerato, che confligge con un antico ebraismo. Un nuovo forse eccessivo che, tra battute e imbarazzi, mette al muro il vecchio ebraismo che poco riesce a dare al nuovo corso della religione. Una religione vissuta con tenerezza d’amore e senza pregiudizio.

Non è un Woody Allen, non è nemmeno il classico umorismo amaro alla Kletzmer, ma è un umorismo tutto americano. Serio e caldo allo stesso momento, che, talvolta, sembra tiepido ma che in realtà bolle sottotraccia di un significato che si capisce soltanto in un secondo momento.

E’ una delle commedie più rappresentate al mondo negli ultimi vent’anni. È stata messa in scena in quasi 500 versioni teatrali in 45 paesi e in 24 lingue. I molti premi che ha ricevuto comprendono i riconoscimenti come “migliore commedia” in Germania, Israele, Messico, Grecia, Uruguay e Turchia, oltre al premio “Kulturpreis Europe”.