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Stradivari compie 300 anni, Santa Cecilia lo festeggia con un concerto gratuito da Brahms a Ravel

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Compleanno in casa Stradivari, il ‘Cremonese’, compie 300 anni. Il Comune di Roma, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e il Museo del Violino di Cremona celebrano questa ricorrenza venerdì prossimo con una giornata dedicata a Stradivari nell’Auditorium Parco della Musica.
Alle ore 18 presso il Museo degli strumenti musicali dell’Accademia di Santa Cecilia (l’ingresso è libero), è in programma un faccia a faccia tra due dei più interessanti strumenti realizzati da Stradivari.
Il Cremonese 1715′, appartenuto a Joseph Joachim, virtuoso e amico di Brahms, e il ‘Toscano’, che fa parte della collezione dell’Accademia Musa. Sarà Virginia Villa, direttrice del Museo del Violino di Cremona, che conserva la più ricca collezione di strumenti
e reperti stradivariani, a svelare i segreti di Stradivari custoditi nel nuovo Museo di Cremona, che raccoglie 500 anni di storia della
liuteria. Anastasiya Petryshak suonerà il ‘Cremonese’, mentre a Masha Diatchenko è affidato il ‘Toscano’.
Fausto Cacciatori e Annalisa Bini, i curatori, accompagneranno il pubblico nell’ascolto e nella scoperta dei due strumenti. Alle 20.30, nella Sala Santa Cecilia, Anastasiya Petryshak terrà un recital suonando il ‘Cremonese’ accompagnata dal pianista Lorenzo Meo.
La serata si apre con un Brahms caleidoscopico. Fedele ai modelli formali del Classicismo viennese, come scrisse Schönberg, seppe anche essere fonte di grande innovazione nella sfera del linguaggio musicale.
Questa ambivalenza si manifesta nello ‘Scherzo’ dalla Sonata F.A.E., dove la scrittura è a tratti ancora acerba ma esuberante e suggestiva, così come nella Sonata n.3 op., con la sua linea melodica sviluppata in variazioni e permutazioni rigorose e apparentemente inesauribili.
Si passa a Pablo de Sarasate, campione di un virtuosismo che in ‘Zigeurnerweisen’ op.20 dà appieno la descrizione della linfa vitale del gusto e del divertimento di stampo ottocentesco. Punto di conciliazione passa a essere la Sonata n.2 per violino e pianoforte di Maurice Ravel, che all’apparenza sembra ripercorrere gli schemi formali della tradizione mitteleuropea, soprattutto nell’articolazione in tre movimenti, perfino echeggiando archetipi beethoveniani. Ma non mancano spunti di novità, quali il ricorso ad atteggiamenti strumentali di stampo jazzistico ed all’inusuale definizione ‘Blues’ del tempo centrale.