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“Being Norwegian”, se tocca ancora alla donna parlare troppo

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“Being norwegian”, essendo qualcosa… oppure essere un qualcosa per diventare anche qualcos’altro. Non lo si capisce. Ma la piece andata in scena al Teatroinscatola il 20 dicembre, per la regia di Roberto Rustioni, è stata un momento di teatro vivo.

Un duo, semplice e ben articolato, Elena Arvigo e Roberto Rustioni, ha tenuto il pubblico appeso a ogni loro singola parola. Ecco, la parola. Una parola che ha, decisamente, sedotto. Arvigo brava, dalla presenza scenica esemplare, ha pilotato gli occhi e le orecchie del pubblico nel vuoto siderale che c’era, sia nella stanza, sia in lei. La sua prolissità, apoteosi di un silenzio demistificante, ha permesso a Rustioni di dire pochissimo pur dicendo tutto. La concessione di ogni parola al “maschio” ha introdotto sul palcoscenico la dialettica dei sessi: una feconda di vocaboli, l’altro parco di verbi.

Le due anime non sono fatte per incontrarsi, e non si tratta solamente di uno spettacolo dedicato al “non mondo” di una Norvegia dello spirito, sul palco di Teatroinscatola è andata in scena la “lotta” della condizione di genere. Dove alla donna resta, inspiegabilmente, ancora il dominio del “verbo”, all’uomo resta solo la condizione dell’incarnazione. Una programma, l’altro esegue.

É una sintesi meravigliosa, sarcastica, lontano dal mondo della dozzinalità. Uno spettacolo che, appena possibile, andrebbe rivisto.