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“Come un granello di sabbia”, di Salvatore Arena, in scena al Libero di Milano: quando la giustizia diventa un crimine

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Un giovane muratore di 18 anni, una vita come tante, viene arrestato e condannato per l’omicidio mai commesso di due carabinieri, avvenuto il 27 gennaio 1976 ad Alkamar, una piccola caserma di Alcamo Marina, in provincia di Trapani. È la storia vera di Giuseppe Gulotta, una storia dalle conseguenze violentemente drammatiche e non risanabili, che viene raccontata in COME UN GRANELLO DI SABBIA. Giuseppe Gulotta, storia di un innocente” da Salvatore Arena, testo e regia di Salvatore Arena e Massimo Barilla, una produzione di Mana Chuma Teatro, in scena dal 24 al 26 novembre (venerdì e sabato ore 21, la domenica ore 16) al Teatro Libero di Milano, nell’ambito della terza edizione della rassegna teatrale “Palco Off” dedicata ad attori, autori, storie di Sicilia. Prima degli spettacoli verrà offerta al pubblico una degustazione di vini e prodotti tipici siciliani.

 

Il delitto nasconde un mistero indicibile: servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi. Giuseppe Gulotta – che sarà presente la sera del 26 novembre a fine spettacolo per un incontro con il pubblico – ha vissuto ventidue anni in carcere da innocente e trentasei anni di calvario con la giustizia. Non è mai fuggito, ha lottato a testa alta, restando lì come un granello di sabbia all’interno di un enorme ingranaggio. Fino al processo di revisione (il decimo, di una lunga serie), ostinatamente cercato e ottenuto, che lo ha definitivamente riabilitato.

La vicenda narrata di Gulotta – contenuta nel libro Alkamar-La mia vita in carcere da innocente (ed. Chiarelettere), da lui scritto insieme a Nicola Biondo – pone una profonda riflessione sulla giustizia. Il teatro si assume la responsabilità di non tacere l’incredibile vicenda legale con tutta la lunghissima serie di omissioni, errori, falsificazioni, palesi violazioni della legge che oggi fanno definire questa vicenda come una vera e propria frode giudiziaria con tutti gli interessi in campo che generano il dramma. Il teatro, sottraendosi da qualsiasi intento retorico, declina la drammaturgia, attraverso la vicenda umana di Giuseppe (ma anche di Salvatore e Carmine – le due vittime della strage – o di Giovanni, Vincenzo, Gaetano – gli altri capri espiatori designati) rendendo giustizia alla sua dimensione personale, quella di una vita quasi interamente sottratta per ragioni inconfessabili.