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“Gesù aveva l’erre moscia”, di Giorgia Mazzucato. Una storia diversa e irriverente al Teatro di Roma

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Siete pronti a conoscere una versione alternativa della vita di Gesù? Una versione dissacrante, ironica, umana e appassionata?Allora ancoratevi alle poltroncine del teatro, perché un nuovo verbo sta arrivando.

In questo spettacolo Gesù guarda “Game of Thrones”, in questo spettacolo la sua imprecazione è “Mannaggiamannaggia!”, in questo spettacolo Gesù gioca a giochi in scatola con Kalì, Lao Tzu Junior e altri amici, in questo spettacolo Gesù parla ai fedeli tramite connessione wi-fi.

In questo spettacolo Gesù ha l’erre moscia. Molto moscia.A raccontarci questa storia Maria Maddalena, “Roc” per il Salvatore, che ci accompagna in una storia nuova, divertente ma anche commovente, di un ragazzo uguale a tutti i suoi coetanei, ma che a differenza loro deve apprendere il rischioso mestiere del “Messia”.Seguiamo il suo viaggio dalla sua infanzia, passando per l’adolescenza, per i suoi anni in Erasmus, fino ad arrivare ai suoi 33 anni.Ma il finale, non è come quello che conoscete.

“Gesù aveva l’erre moscia” è l’ultimo monologo scritto da Giorgia Mazzucato e al suo debutto ha incontrato non pochi ostacoli. Lo spettacolo, infatti, è stato censurato dalla comunità salesiana a pochi giorni dalla sua prima nazionale a Padova, città natia dell’attrice, a causa del suo titolo “blasfemo”. La notizia della censura ha fatto molto scalpore suscitando reazioni molto accorate, tra le quali quella di Natalino Balasso.La pièce è comunque riuscita a fare il suo debutto qualche mese dopo, inaugurando una tournée nazionale di grande successo.

“Gesù aveva l’erre moscia” è scritto diretto ed interpretato da Giorgia Mazzucato, attrice, autrice e regista allieva, tra gli altri, di Dario Fo e Franca Rame. É riconosciuta nel panorama nazionale e internazionale per il suo impegno civile che riporta nei suoi testi, come “Guerriere”, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio per la celebrazione del Centenario della Grande Guerra, e “Viviamoci”, recensito dal Premio Nobel Fo.