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Giorgio Colangeli, romanaccio volterriano al Piccolo Eliseo che fa morire dal ridere

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In scena, fino al 3 gennaio, al Piccolo Eliseo: “Il più bel secolo della mia vita”. Piccolo cameo di Alessandro Bardani e Luigi di Capua su un tema controverso e spinoso: i figli non riconosciuti. Ma il tema serve solamente da trampolino di lancio per i due attori, Giorgio Colangeli e Francesco Montanari, per dare prova di sé come ottimi attori.

Colangeli è lo specchio di un cinismo che non ha nulla di italiano, è un cinismo che solo i romani possono capire, mentre agli altri non resta che la possibilità di compatirlo. Il romano si riconosce in questo paralitico volterriano proprio perché ne ha viste così tante da non farsi più stupire da nulla. Montanari è bravo, ancora troppo legato alle sue performance televisive, non sbiadisce di fronte a Colangeli e mantiene una presenza scenica assolutamente invidiabile.

Le scene di Gaspare de Pascali sono un invito a lasciarsi andare a un sogno infantile di piccole luci e memorie di colori. Una scelta cromatica che combacia con la regia di Bardani e Di Capua, che fa degli attori i protagonisti assoluti di una piece che resta nella mente per la freschezza delle battute, la velocità del dialogo e la sottigliezza delle osservazioni.