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I fumetti diventano mostri pop con il lavoro di Mirco Campioni presso l’Atelier Montez

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I fumetti diventano mostri, i capolavori più iconici dell’arte si fondono con i celebri villains cinematografici, mentre lo Stormtrooper di Star Wars ribalta la storia, sia quella dell’uomo che quella dell’arte. Un omaggio, reso arte, alla cultura pop degli anni Settanta e Ottanta, con citazioni culturali disseminate, spesso anche nascoste, in tutte le sue opere, tra tele, oli e sculture. Parliamo delle opere dell’artista e tatuatore Mirco Campioni, che saranno in mostra presso l’Atelier Montez, a Roma, da domani, venerdì 18 maggio (vernissage ore 18) sino a venerdì 8 giugno, nell’esposizione intitolata “Mr. Monsters”, a cura di Giancarlo Carpi.

LE OPERE IN MOSTRA – La bambola cult degli anni Ottanta si fa “assassina”, il Goldrake “vitruviano”, l’iconico Dracula di Bela Lugosi si veste da Topolino, Nightmare di Wes Craven, invece, da Super Mario Bros. E ancora il Gollum de “Il Signore degli Anelli” sfoggia la blusa da marinaio di Paperino, il Pinguino di Danny De Vito minimizzato a uno dei nani di Biancaneve. Le contaminazioni pop messe in atto da Mirco Campioni non risparmiano campi ben più sacri e cerimoniosi. E i capolavori dell’arte si ritrasformano e diventano supereroi e fumetti. Così la Gioconda si fonde con la Wonder Woman del telefilm cult anni Settanta, la donna con l’ermellino assume le fattezze della sexy Catwoman di Michelle Pfeiffer, la morte di Marat muta in quella di Yoda e quella del Cristo in quella di Superman.

“Rispetto a un panorama artistico pop contemporaneo – dichiara Giancarlo Carpi – che si è definito negli ultimi venti anni in due correnti principali, il Pop Surrealismo americano e il Neo-Pop giapponese, le contaminazioni e i mascheramenti di Campioni mostrano un carattere più ironico di quelli della corrente americana e più lieto di quelli della nipponica. In primo piano non sono né il tema dell’alienazione né la derivazione dall’immaginario mercificato di Disney. Si tratta invece di riletture o caricature che, nell’incrocio tra soggetti distanti, vogliono affermare i valori più basilari dell’estetico in senso classico, equilibri formali e cromatici, e attenzione particolare al realismo anatomico, recuperando peraltro la tradizione del ritratto. A partire da questa base, che esprime anche un originale gusto retrò, Campioni ha sperimentato alcune variazioni cromatiche più fredde che paiono coerenti espressioni di distacco estetico”.