Home oltre Roma Il magnifico “Lear” per i 400 anni della morte del Bardo

Il magnifico “Lear” per i 400 anni della morte del Bardo

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Dall’1 al 10 aprile 2016, al Teatro Era di Pontedera, in debutto nazionale va in scena Lear, liberamente ispirato a William Shakespeare, a pochi giorni dall’anniversario della morte del poeta e drammaturgo inglese. Il 23 aprile di 400 anni fa infatti moriva, a 52 anni esatti, il Bardo dell’Avon: aprile è infatti il mese della sua nascita e della sua morte e questa semplice coincidenza suggerisce involontariamente anche il senso di un’opera complessa, gigantesca metafora della condizione umana, che mette in scena un re che muore poco dopo aver scelto finalmente di vivere (Spesso per trovare il meglio noi perdiamo il bene, dice il Duca di Albany nel I atto). Da questa premessa parte Lear, lo spettacolo con la regia di Roberto Bacci, la drammaturgia di Stefano Geraci e dello stesso Bacci, e con Maria Bacci Pasello, Michele Cipriani, Savino Paparella, Silvia Pasello, Francesco Puleo, Caterina Simonelli, Tazio Torrini, Silvia Tufano, le scene e i costumi del brasiliano Márcio Medina (già nel cast di molti altri spettacoli di Bacci), realizzati dalla Fondazione Cerratelli in collaborazione con il Laboratorio di Costumi e Scene del Teatro della Pergola, in forza del protocollo d’intesa con la Fondazione Teatro della Toscana, le musiche di Ares Tavolazzi (violoncellista e contrabbassista, ex Area, e per Francesco Guccini, Paolo Conte, Vinicio Capossela, fra gli altri), la consulenza musicale di Emanuele Le Pera e Elias Nardi, la consulenza storico-musicale di Stefano Pogelli, le luci di Valeria Foti e Stefano Franzoni, l’assistenza alla regia di Francesco Puleo, una produzione della Fondazione Teatro della Toscana.

Lo spettacolo parte da una domanda: cosa succede quando ci si toglie la maschera e si esce dal proprio “personaggio” sociale e familiare? Quando per ritrovare la propria essenza si abbandonano i ruoli per i quali siamo riconosciuti? Accade che si scuotono le proprie e altrui certezze e aspettative e il disorientamento può travolgere tutto e tutti. È ciò che accade a Re Lear, che rinuncia alla propria veste di re e decide di dividere il regno tra le tre figlie, Goneril, Regan e Cordelia che, secondo la sua volontà, riceveranno territori in proporzione alla loro capacità di dimostrare il loro amore al padre. Da questo antefatto inizia una catastrofe dalla trama nota, qui restituita con chiarezza dal testo di Stefano Geraci e Roberto Bacci. I fatti che si succedono svelano crudeltà, tradimenti e brama di potere, ambizione, giocati quasi a viso aperto, come se il radicale cambio di prospettiva che implica un “regno orfano del suo re” desse il via libera ai più bassi istinti umani, conducendo vittime e carnefici, usurpatori, folli e diseredati inevitabilmente,tutti, verso un finale di morte. I personaggi dimostrano quanto poco siamo in grado di accettare la trasformazione e la mancanza di punti di riferimento, quanta fatica costi – oggi la chiameremmo “resilienza” – accettare con consapevolezza che siamo soprattutto esseri “nudi e indifesi”.
Lear qui è una donna, lo interpreta Silvia Pasello, due volte Premio Ubu, Premio Eleonora Duse, già interprete per Carmelo Bene, Thierry Salmon, Raul Ruiz, Virgilio Sieni, fra gli altri, e protagonista di molti spettacoli anche dello stesso Bacci. Sarà qui Lear e non “Re” Lear: non è un uomo o una donna, è semplicemente un essere umano, in un’interpretazione che riesce a trasmettere, senza forzature, sia elementi del maschile che del femminile. Con lei gli altri sette attori si dividono altri due piani recitativi: i personaggi della storia – insieme a Lear e alle tre figlie, ovvero Goneril (Caterina Simonelli), Regan (Silvia Tufano), Cordelia (Maria Bacci Pasello), il Conte di Gloucester (Francesco Puleo) e i suoi due figli Edmund (Tazio Torrini) e Edgar (Savino Paparella), il Buffone (Michele Cipriani) – e le Maschere, pensate come servi di scena, testimoni attivi di quanto accade, ombre dei personaggi, ma anche sorta di spettatori autorizzati a stare sul palco, a vivere da vicino quello che accade, come fossero un collegamento emotivo con chi sta in platea.
Sul palcoscenico saranno presenti sette sipari che, col loro continuo movimento, stabiliranno il perimetro del rapporto con il pubblico. Un perimetro dinamico, come a dire che senza trasformazione, senza possibilità di cambiamento, senza contatto diretto e un ascolto continuo non può esserci dialogo.

venerdì 1 a domenica 10 aprile 2016 (Lunedì riposo – spettacoli ore 21.00 – domenica ore 18.30 – giovedì ore 10.00)

TEATRO ERA, PONTEDERA