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“Ispirarsi al sublime non può essere una scelta elitaria, piuttosto una necessità”: Giovanni Bellucci al Teatro Eliseo di Roma

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Giovanni Bellucci: Credits photo: © Bayram Tarakci

 

Musica è arte, arte è musica: binomio perfetto per qualunque amante e cultore, soprattutto quando si ha l’opportunità di ascoltare dal vivo uno dei più grandi pianisti italiani. Domenica 24 gennaio, al Teatro Eliseo di Roma, si terrà il recital di pianoforte del Maestro Giovanni Bellucci. Conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, Bellucci è stato definito come “un artista destinato a continuare la grande tradizione italiana”.

Giovanni Bellucci - Teatro EliseoMaestro, il programma che eseguirà domenica 24 gennaio al Teatro Eliseo è molto vasto: da Verdi a Listz, passando per Chopin, Alkan, Wagner, Schumann e Mendelssohn. Quale fil rouge ha seguito nella scelta?
Di solito, quando si compone un programma per un concerto, esistono diverse maniere di approcciarsi a questo compito: una è presentare sé stessi, quindi comporre un menù di opere che semplicemente si amano e si desidera eseguire dinanzi ad un pubblico; l’altra invece – quella che ho prediletto in quest’occasione – consiste nel presentare una tesi, cercando di unire le opere da una qualche forma di consecutio, legata a precisi significati storici. In questo modo si cerca di aprire un orizzonte in uno spaccato storico molto felice riguardo al piano e alla musica d’arte che è appunto il Romanticismo. Epoca che curiosamente ha visto, nel volgere di quattro anni, la nascita di figure straordinarie come quelle rappresentate nel programma.

Perché proprio il Romanticismo?
Ogni era culturale di solito raggiunge il suo apogeo, in termini di bellezza e riuscita del linguaggio espressivo, ma anche il suo declino. Se parliamo di creatività musicale non possiamo non guardare con invidia a quei fortunati che hanno visto esprimere icone come Verdi o Wagner. Chi ha vissuto in quella che, non a caso, è considerata l’età d’oro del pianoforte, ha avuto la possibilità di conoscere di persona queste figure depositarie di un messaggio di grande valore, quasi profetiche, che hanno dato luce al buio della coscienza collettiva. Forse è il caso di conoscerli meglio …

Giovanni Bellucci: © Bayram Tarakci
Giovanni Bellucci: © Bayram Tarakci

Iniziative musicali come queste al Teatro Eliseo, in collaborazione con il Conservatorio di Santa Cecilia, possono essere quindi importanti in tal senso …
Non parlerei tanto di operazioni divulgative o didattiche, quanto dell’opportunità, per circa un’ora, d’immergersi in una dimensione benefica, che va oltre il bello estetico. L’essenza della poesia stessa – per quanto di essa vengano perpetrati ormai innumerevoli abusi – consiste nel perdere la dimensione quotidiana e avere la possibilità di veder proiettato sé stesso in dimensioni sconosciute, in viaggi interiori profondi. E la musica serve anche a questo.
D’altronde la bellezza non ha mai fatto male a nessuno, anzi. La sintesi di virtuosismo, legata ad uno spettacolare strumento come può essere il pianoforte ed unita ad ideali topici come quelli del Romanticismo, crea un mix ancora oggi molto forte, che ha ispirato capolavori immortali. Ed è la stessa ragione per la quale figure come Chopin, Schumann o Liszt esercitano un magnetismo tale anche nei confronti del pubblico dei nostri giorni.

A proposito di poesia, lei si è cimentato, insieme ad un grande attore italiano, Giancarlo Giannini, anche in un progetto davvero innovativo, una sorta di sincretismo, tra musica e parole, di uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale, “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare …
E’ un progetto – da cui a breve uscirà anche un film – che va avanti da qualche tempo, un format che sta assumendo dimensioni internazionali: si sta allargando a macchia d’olio e infatti a breve partirà anche un tour per varie città. Era forse ovvio che, visti i miei interessi riguardo a forme di pensiero intellettuale e letterarie, alla fine Shakespeare – di cui decorre il 400esimo anniversario dalla sua morte – si imponesse quasi automaticamente. Poi il repertorio musicale proposto ben si adattava al testo. Mi piaceva soprattutto l’idea di poterlo riproporre attraverso l’interpretazione di un attore di spessore come Giannini, in grado di far rivivere certe emozioni. Una volta impregnati da questo tipo di lettura il passo successivo, quello dell’ascolto musicale, risulta più consapevole o ispirato. Non è un caso che lo stesso Beethoven si definisse “poeta del suono”. La poesia, come il linguaggio parlato, ha le sue regole e la musica altro non è che un mix tra l’elemento parlato e quello corporeo. E l’unione di questi due elementi influenzano più dello stesso elemento iconografico.

Giovanni Belluci: © Sergio Coppi
Giovanni Belluci: © Sergio Coppi

Quale la risposta del pubblico?
Direi entusiasta, anche grazie all’interesse mostrato da Giannini ed altri attori nei confronti del progetto. Ciò che si crea alla fine è una magia … Scopo ultimo dell’operazione è comunque la capacità di riflettere anche sul senso esistenziale, attraverso un percorso di purificazione unico, reso possibile da riflessioni espresse con grande proprietà di linguaggio e senso musicale. E magari, così facendo, si è in grado di “relazionarsi con le miserie del mondo in maniera più distaccata”, per citare Amleto. Aspetto importante questo del sapere riconoscere l’eccellenza e starci accanto, non soltanto virtualmente, ma anche fisicamente, per fortificare ancora di più il nostro essere.
Shakespeare diceva di diffidare di un uomo che non è in grado di sentire e vibrare. Certo non tutti gli artisti sono persone eccellenti, però ispirarsi al sublime non può essere una scelta elitaria, piuttosto una necessità che deve essere fatta conoscere quanto più.

Aspettative per il concerto di domenica all’Eliseo?
Sarà una prima anche per me. Conosco l’Eliseo per la sua stagione di prosa e come luogo d’arte lo considero sacro. Aspettative? In genere mi occupo della parte esecutiva, immolo me stesso per trasmettere alle persone la giusta carica emozionale. La comunicazione con il fruitore della tua musica è molto importante perché in fin dei conti l’esecutore è medium di un testo.
La persona che assiste ha però le sue responsabilità. Poi ogni esecuzione pubblica è una forma d’arte vivente e come tale va accettata: tutto ciò che accade non può essere modificato da nessuno. Ogni concerto è questo: un momento unico ed irripetibile. L’ineluttabilità può essere causa di effetti bellissimi o tragici, ma è proprio su quest’incertezza che si fonda il rapporto del pubblico nei confronti dell’interprete, su cui pesa il gravoso compito di dover poi conquistare le aspettative di chi lo ascolta. Mi è capitato di suonare dinanzi a 18mila persone, ma anche soltanto una: è diverso certo, ma la motivazione che sta dietro è sempre la stessa.