C’è anche Gaia Ferrara, protagonista delle iniziative per il recupero delle vittime del disastro di Portopalo tra i 47 vincitori del Premio del cittadino europeo 2015, ai quali il Parlamento Europeo riconosce il contributo dato alla cooperazione europea e alla promozione dei valori comuni. La vicepresidente del PE Sylvie Guillaume, presidente della giuria, ha detto che “la giuria del ‘Premio del cittadino europeo 2015 ha premiato gli sforzi dei cittadini per fornire assistenza sanitaria per i più poveri, gli aiuti alimentari, il salvataggio, la solidarietà, l’educazione. Il lavoro quotidiano di questi cittadini è essenziale per la coesione sociale dei nostri paesi”. Le cerimonie di premiazione nazionali (per l’Italia sarà il 18 settembre a Villa Salviati, presso gli Archivi storici dell’UE a Firenze) saranno seguite da una cerimonia centrale, che si terrà nel mese di ottobre 2015 al Parlamento di Bruxelles.
Quattro i riconoscimenti all’Italia. Tra questi, appunto, Gaia Ferrara, che ha realizzato “1.200 km in bici per i fantasmi di Portopalo”, un percorso nell’Italia del Sud, per chiedere alle Istituzioni il recupero del relitto F-174, affondato a Natale del 1996 al largo di Porto Palo con quasi 300 migranti a bordo. Si tratta di uno dei naufragi passato quasi sotto silenzio: i corpi delle vittime non sono mai stati recuperati. Insieme all’associazione Viandando, di cui è fondatrice e direttrice, porta avanti l’impegno di diffusione di informazioni corrette e di incentivo alla riflessione e al dibattito sulle tematiche connesse al fenomeno migratorio: intende affermare un approccio diverso alla questione dei flussi di persone in viaggio e in arrivo, sempre più numerose, nelle nostre comunità. Unendo la responsabilità civile alla passione del viaggio e della bici, Dal 27 marzo al 7 giugno del 2015 ha realizzando l’iniziativa di “#12000 km in bici“, per chiedere alle autorità una diversa attenzione verso il fenomeno dell’immigrazione ma soprattutto per chiedere maggiore impegno all’Italia e all’Europa su questo tema, mettendo fine al traffico degli esseri umani da un lato e, dall’altro, occupandosi dell’accoglienza dei migranti nel rispetto dei valori dell’Unione europea.
Altro riconoscimento all’Istituto di Medicina Solidale Onlus, costituito nel 2003 come associazione di volontariato non a fini di lucro. Dal 2004 opera in varie aree della periferia romana a favore delle persone socialmente svantaggiate ed escluse dall’assistenza sanitaria. La sua missione è garantire il diritto alla salute per le fasce sociali povere ed emarginate realizzando sportelli socio-sanitari a bassa soglia d’accesso. Il suo obiettivo è contrastare il diffondersi di patologie legate alla povertà, accogliendo chiunque chieda di essere curato senza frapporre ostacoli di natura culturale, politica, etnica e burocratica.
Ancora, un premio per Medici con l’Africa, associazione nata nel 1950. È la prima ONG italiana in campo sanitario e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Presente in modo capillare sul territorio africano, è stata fin da subito attiva nel contrasto al virus Ebola ed ha garantito il fondamentale diritto alla salute a larga parte della popolazione, con un occhio particolare ai più vulnerabili come mamme e bambini. Il lavoro di Medici con l’Africa non si limita all’assistenza sanitaria: viene infatti svolta anche una funzione educativa in ospedali, scuole e università, favorendo una cultura di solidarietà e cooperazione tra i popoli in un’ottica di perseguimento di pace e giustizia. Le azioni quotidiane di Medici con l’Africa rappresentano un eccezionale esempio di messa in pratica dei valori contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Il premio ha un particolare valore in quest’anno in cui si celebra il decennale dalla morte di Maria Bonino, una delle più celebri e amate volontarie dell’associazione. Maria, pediatra, partì per la prima volta per l’Africa nel 1981, curando giorno e notte i bambini affetti da strane emorragie di sangue. Tra le prime a segnalare il virus di Marburg alle autorità, donò la vita alla sua missione fino alla morte, avvenuta in una clinica di Luanda il 24 Marzo 2005.
Infine, premiato alla memoria Don Michele De Paolis di Emmaus. Nata come “Piccola Comunità” di sacerdoti salesiani e un gruppo di giovani della parrocchia Sacro Cuore, in un quartiere degradato della periferia di Foggia, nel 1984 si evolve in ’Associazione Comunità sulla Strada di Emmaus Onlus, fra i cui padri fondatori c’è Don Michele De Paolis, nato nel 1921 e scomparso nell’ottobre 2014 dopo 66 anni di sacerdozio e una vita spesa per i più deboli. Don Michele è stato il principale fautore del Progetto “Accoglienza minori stranieri presso il Villaggio Don Bosco” che ha l’obiettivo di accogliere i minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia sfuggendo a situazioni di estrema miseria, guerre e trattamenti persecutori.