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“Rifarsi ai grandi Maestri per trovare una voce nuova”, Fabio Zeppetella all’Eliseo in un concerto omaggio a Jimi Hendrix

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Il palcoscenico del Teatro Eliseo verrà infiammato dalle note di una delle più grandi icone rock, Jimi Hendrix, ma reinterpretato in chiave jazz. Un concerto tributo quello che verrà messo in scena domenica 6 marzo dal Maestro Fabio Zeppetella, qui in veste di solista, ideatore e arrangiatore.

Maestro, perché Hendrix in chiave jazz? Una provocazione o cos’altro?
Il concerto di domenica è un omaggio alla sua musica, ma in chiave più jazz che funky-rock. Questo gruppo è formato da sei fiati, cinque elementi più una voce. Ho lavorato molto sull’arrangiamento cercando una chiave differente, anche perché io nasco come chitarrista di jazz, non di rock. Quindi, nessuna provocazione, ma semplicemente una commistione di generi: è una specie di concerto cross-over dei suoi brani più famosi, a cui io ho aggiunto linguaggi tipici del jazz. Anche se poi le armonie sono quelle di Hendrix: brani come “Foxy lady”, “Angel”, “Purple haze” e “Little Wing” si riconoscono in ogni caso.

Da dove nasce questa passione per la musica jazz, Maestro?
Come tanti ho iniziato a suonare da piccolo il rock dei Beatles, dei Rolling Stones, ma anche di Hendrix e quello più progressivo dei Genesis. Poi, crescendo, sono stato rapito dal jazz, come in un’avventura che mi ha portato allo studio di questo specifico linguaggio e dei suoi maestri. E’ stato un percorso graduale: come nella scrittura e nella letteratura si studiano e si leggono libri su libri, autori su autori, ma per diventare un grande scrittore devi trovare la tua chiave, la tua sintesi. Devi trasformare ciò che hai vissuto in una cosa autentica: è questa la sintesi musicale che ogni artista deve cercare.

E’ lo stesso messaggio che cerca di trasferire ai suoi allievi?
Certamente, ma che cerco di raggiungere io stesso, ossia di trovare la mia originalità, la mia voce. Anche perché se io suonassi tale e quale come Jimi Hendrix non sarebbe affatto importante: esiste giù lui ed io, come artista, se voglio lasciare il segno, devo trovare la mia originalità. Quando si ascolta un gruppo come i Pink Floyd li si riconosce subito, dopo le prime cinque note: è questo che dà il valore ad un’artista, la capacità di essere riconosciuti da tutti. C’è chi ci riesce meglio di altri, anche perché non è un percorso semplice … Ciò che è importante capire è che nessuno nasce con una verità: nel nostro cammino si è costantemente alla ricerca di tutto ciò che meglio si avvicina alle nostre emozioni e al nostro intelletto.

Questo vale per ogni genere musicale?
Un musicista classico inizia con lo studio di Bach, Mozart e Chopin, quindi passa all’interpretazione dei grandi Maestri, ma poi deve cercare il suo di suono. Lo stesso processo avviene per un musicista jazz, ma anche nella pittura: basti pensare a quanti pittori si sono formati nelle botteghe dei loro maestri! E’ così che va il mondo, è la storia dell’arte: ci si rifà ai grandi del passato per trovare una voce nuova.

Domenica, sul palco, ci sarà anche Claudio Toldonato, in veste di direttore …
Claudio è stato mio allievo di chitarra per vari anni: un elemento molto valido che poi, pian piano, si è appassionato allo studio dell’orchestrazione e dell’arrangiamento. Sono stato molto contento di averlo coinvolto in questo progetto, che rientra nella rassegna “Percorsi Jazz del Santa Cecilia“. In questo caso specifico, sono stato lieto di accogliere l’invito rivoltomi dal direttore del Conservatorio Santoloci. Credo sarà un concerto forte e pieno di ottime aspettative: con Hendrix non potrebbe essere altrimenti!