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Sol Gabetta, il 1 marzo all’Argentina con Bertrand Chamayou

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Gradito ritorno per la stagione da camera della Filarmonica Romana al Teatro Argentina giovedì 1 marzo (ore 21) per la talentuosa violoncellista argentina, fra le più famose al mondo, Sol Gabetta. Artista come poche, carismatica, capace di destreggiarsi senza timore dal barocco al contemporaneo, sia come solista che in formazioni da camera, torna alla Filarmonica dopo quattro anni dal suo ultimo recital, con una carriera artistica internazionale ormai consolidata di cui si ricordano il recente e acclamato debutto con i Berliner Philharmoniker al concerto di apertura dei BBC Proms, e il premio “Herbert von Karajan Prize” che le sarà consegnato quest’anno al Festival di Pasqua di Salisburgo. Accompagnata dal pianista Bertrand Chamayou, altro interprete di rilievo internazionale con cui Gabetta suona abitualmente in recital, la violoncellista argentina apre il programma con i Fünf Stücke im Volkston op. 102 di Schumann, composti nel 1849 e destinati alla pratica della “Hausmusik” che tanta importanza rivestiva nella vita musicale tedesca dell’Ottocento, nata per il piacere del “far musica insieme”. Cinque movimenti in cui Sol Gabetta potrà dare ampia cantabilità al suo strumento, un prezioso violoncello veneziano di Matteo Goffriller del 1730, facendo echeggiare temi di danze e canzoni popolari che Schumann inserì in questa partitura. Si passa a una pagina del Novecento con la Sonata per violoncello e pianoforte op. 65 di Benjamin Britten, nata nel 1960 e prima di cinque pezzi che il compositore inglese dedicò al grande Rostropovič cui si legò da profonda amicizia, tanto che la prima avvenne nella Jubilee Hall di Aldeburgh il 7 luglio 1961, con il celebre solista al violoncello e il compositore al pianoforte.

La chiusura del concerto è affidata a Chopin e alla sua Sonata in sol minore per violoncello e pianoforte op. 65 (una delle rare composizioni cameristiche e non per pianoforte solo del musicista polacco), anche questa nata, come nel caso di Britten, dall’amicizia fra Chopin e  il violoncellista August-Joseph Franchomme, solista che rivestì una certa importanza nella vita musicale parigina. Sappiamo che lo spartito nacque nel 1845-46, con molti dubbi e ripensamenti, come testimoniano le cancellature dell’autografo ed ebbe una prima esecuzione privata completa nell’aprile 1847, eseguita dai due stessi musicisti.