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“Una pura formalità”, al Teatro Ghione Mauri e Sturno in un sogno che è realtà

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Un sogno, un’allucinazione o forse qualcosa di più: un’atmosfera grigia e cupa fa da sfondo ad uno squallido commissariato di polizia di provincia, dove vien condotto un uomo di nome Onoff, un celebre scrittore, impaurito e disorientato. Rimane oscuro sino alla fine  il senso di “Una pura formalità”, in scena al Teatro Ghione fino al 24 gennaio: dietro alla normale procedura di identificazione di un soggetto, nel corso di un interrogatorio, tuttavia aleggia il sospetto di un atto gravissimo. Di certo qualcuno è stato trovato morto quella sera …

Una pura formalitàUn thriller ispirato al film di Giuseppe Tornatore, portato al teatro dalla coppia Glauco Mauri e Roberto Sturno che, anche in questa versione teatrale, ha saputo trasfondere il significato e il pathos di un dramma che non ha eguali. Ed è l’elemento sonoro che fa da collante all’intera storia, quell’inquietante scroscio di pioggia che accoglie il pubblico in sala ancor prima dell’apparizione in scena dei personaggi. Una pioggia purificatrice, visibile anche dal fondo della scena, che si alterna con un gioco di luci e ombre davvero d’effetto. Molto bello anche il senso di prospettiva e profondità date da una scenografia ben costruita, che è in grado di conferire senso e movimento ad una storia comunque già ricca di colpi di scena.

Una pura formalità“Gli uomini sono eternamente condannati a dimenticare le cose sgradevoli della loro vita. E più sono sgradevoli e prima si apprestano a dimenticarle”. L’aveva scritto persino lo stesso Onoff in uno dei suoi libri e adesso è proprio lui ad avere terribili vuoti di memoria: accavalla ricordi, fa confusione, non riesce o non vuole capire quella tremenda verità. Le foto, indelebili ricordi del passato, lo aiuteranno a fare chiarezza sul suo stato attuale e a camminare, con passo indeciso, verso il destino che lo attende. “Una pura formalità” è dopotutto questo, una riflessione profonda sul viaggio che tutti noi chiamiamo vita.