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“Women in music” al Teatro Trastevere a Roma

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“La nigredo, termine latino che significa colore nero o nerezza,  denota in alchimia la fase al Nero della Grande Opera, fase in cui la materia deve essere decomposta, affinché ritorni al suo stadio primitivo, cioè alla condizione del caos originario da cui ha avuto origine tutta la creazione: dapprima occorre infatti distruggere gli elementi, perché si possano ricomporre successivamente in una sintesi superiore”

E’ un’icona: Edith Piaf, esile e con poca grazia, con indosso “la petite robe noire”, il tubino nero, scelto dalla cantante come abito  di scena per ogni sua apparizione. Ma di “cose nere”, di angoli oscuri, è costellata tutta la breve vita del “passerottino”(“piaf” vuol appunto dire passerotto), fin dall’inizio: dalla nascita sul marciapiede all’infanzia in un bordello, dal periodo di cecità alle esibizioni in strada, dalla morte di una figlia a quella di un grande amore. Fare un recital originale che unisce parole, musica e danza, prendendo spunto da alcuni precisi episodi della vita di Edith Piaf, alcuni morbosi altri drammatici, altri semplicemente curiosi, vuol essere il tentativo di riabilitare tutto “il nero” che circonda la vita di ogni individuo, perché, citando Jung, “non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma divenendo coscienti del buio”.