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Giovanni Boldini in mostra al Complesso del Vittoriano

1915
Il Matador, Coppia in abiti spagnoli con due pappagalli, dipinto.

Al Complesso del Vittoriano-Ala Brasini Giovanni Boldini ( Ferrara 1842-Parigi, 1931) è il protagonista della nuova e straordinaria mostra: dal 4 marzo al 16 luglio 160 opere danno vita a un’esposizione antologica ricca ed elegante, per rappresentare l’eccellenza di un artista nella sua epoca fino ad oggi attraverso una composizione armonica che accoglie circa 130 opere di Boldini proveniente da plurimi musei internazionali ( Uffizi, Musée d’Orsay, National Portrait Gallery) e collezioni private, avvicinate alle 30 tele di artisti di spicco a lui contemporanei tra cui James Tissot, Antonio della Gandara, Paul-César Helleu, Telemaco Signorini, Federico Zandomeneghi, per un confronto  che illumina ancor di più la straordinarietà di Boldini, mostrandone la peculiare capacità di esprimersi in maniere sempre differenti e in grado di attingere il meglio da ogni esperienza artistica con cui venisse a contatto.ajaxmail (2)

La mostra è prodotta e  organizzata dal Gruppo Arthemisia, sotto l’egida dell’istituto per la storia del Risorgimento italiano e il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Regione Lazio, in collaborazione con l’Assessorato alla crescita culturale- Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale. Durante la conferenza stampa tenutasi venerdì 3 marzo il curatore e autore del catalogo Tiziano Panconi ha efficacemente nominato come mostra della maturità l’esposizione che si apprestava all’apertura: è una mostra pretenziosa, motivata dalla volontà di scegliere accuratamente le opere, senza limitarsi ad accettare le offerte, ma imponendo l’eleganza come criterio dominante nella selezione  durata 4 anni, in un travaglio lungo e non facile che ha dato alla luce una raccolta magnifica, non ridonante pur nell’abbondanza delle opere che si amalgamo ai bozzetti e ai disegni preparatori, in un perfetto equilibrio di accenno e fatto. Sergio Gaddi, co-curatore della mostra ha sottolineato il protagonismo  della spettacolarità di Boldini, come oggetto della mostra attraverso le opere e soggetto dell’esposizione, incarnata dalla personalità eccezionale e dirompente di un’artista irrefrenabile, che ha continuamente perfezionato il proprio stile, in un’evoluzione che parte dalla perfezione del primo Autoritratto, realizzato a soli 14 anni, dalle suggestioni della pittura dei Macchiaioli per approdare all’Impressionismo francese, senza fissarsi in esso ma precorrendo l’Avanguardia.

Boldini è un pittore di un duplice movimento, quello  dei viaggi che lo portano dalla nativa Ferrara, a Firenze, Londra, Parigi, in spagna e in Marocco, alla prima Biennale di Venezia, a Pietroburgo e al contatto con artisti come Degas, Velasquez, Proust, D’Annunzio, e quel moto dinamico che espone nelle sue tele, trasferendovi il dinamismo  della sua epoca, il divenire dei tempi e del nuovo, che si condenserà nel fasto e nel lusso della Belle époque e si snoda attraverso i movimenti del colore, che avvolge nelle sue pennellate le innumerevoli protagoniste femminili dei quadri di Boldini. La Donna è la presenza costante che percorre la dinamicità della vita di Boldini, ritratta nelle sua Bellezza pura, è  simbolo nuovo e inconsueto di un fascino non artificiale: Boldini ritrae donne vere, nei momenti della loro quotidianeità, liberandone la Bellezza, senza le costrizioni del pudore o di rappresentazioni convenzionali.IMG-20170304-WA0000

La mostra segue passo dopo passo la dinamica vita di Boldini, strutturandosi in quattro sezioni. In La luce nuova della macchia ( 1864-1870) Firenze costituisce il centro aggregante delle suggestioni giovanili: gli scambi con i compagni macchiaioli come Signorini, D’Ancona e Banti – in mostra Aleaide Banti sulla panchina e La famiglia Banti– costituiranno  il bagaglio culturale e artistico che lo accompagnerà in Francia, dove si trasferirà definitivamente nel 1871.

La Maison Goupil tra Chic e impressione (1871-1878) contrassegna l’ingresso parigino di Boldini con piccole scene di realismo quotidiano, di ambientazione settecentesca o di ricerche en plain air come in Plache Clichy o Marchesino a Versailles,  raggiungendo esiti di palpitante vitalismo che ben si addice al vivace modello degli artisti della Maison Goupil, tra le cui file la presenza di Boldini rappresentò una punta di eccellenza.ajaxmail (1)

Parigi fu il centro propulsore che permise l’esplosione artistica di Boldini: ne La ricerca dell’attimo fuggente 1879-1890) la vita parigina offre l’occasione, dunque forma, spazio, colore e luce al talento artistico per un connubio inesauribile seppur coglibile solo negli attimi sfuggenti fissati sulla tela, attraverso un gesto, uno sguardo, un abito particolarmente notevole . Attraverso la contessa Gabrielle de Rasty ( in mostra la Contessa di Rasty a letto, la Contessa di Rasty coricata)  Boldini è introdotto nell’alta borghesia e la nobiltà cittadina, così da raggiungere il benessere economico e dedicarsi alla ricerca di nuovi registri espressivi,  concentrandosi in indagini estetiche per meglio captare alternanze prospettiche e volumetriche. Le vedute urbane, scorci di strade con cavalli (come Piazza parigina di notte o Innamorati al caffè), si alternano a ritratti di donne attraenti( Ritratto di Cecilio de Mandrazo  Fortuny, ritratto di Emiliana Concha de Ossa, che mostrano una bellezza autentica e vissuta perché in grado rivelare con delicatezza  l’animo, spesso malinconica delle protagoniste stesse. I ritratti non si riducono alla riproduzione del fascino femminile, ma interagiscono con esso restituendo un rapporto dinamico e irrequieto attraverso pennellate vibranti che compongono tessiture pittoriche cariche di vibranti tensioni emotive ( esemplare Donne a Venezia  o Dopo il ballo )IMG-20170304-WA0005

Il ritratto diventa protagonista assoluto della produzione finale di Boldini; ne Il ritratto della Belle Epoque ( 1892-1924) la silhouette della donne si impone sulla forza della pennellata per dare vita raffigurazioni inconsuete ed ammalianti di corpi serpentini e , in opere che ritraggono le “divine”, definizione resa da Boldini stesso per le centinaia di muse passate per il suo atelier, dalla duchessa di Malborough alla baronessa donna Franca Florio, di cui il magnifico ritratto è il capolavoro simbolo della Belle époque.

Nonostante la suddivisione cronologica la mostra non si frantuma negli stili differenti o nei blocchi tematici, ma si snoda fluidamente nella ricchezza ed eleganza delle opere restituendo la parabola artistica della vita di Boldini abbracciando l’universo della pittura nella ricomprensione estetica di un’epoca.ajaxmail (3)