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“Come l’oro”: Roma e l’indie-pop di Giulia Ananìa

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Giulia Ananìa (Foto Francesca Lucidi / Artwork Daniele Tozzi) Immagine via Facebook

Sono poche, purtroppo, le figure femminili che si annoverano tra le fila del moderno cantautorato e, fra queste, spicca la romana Giulia Ananìa: cantautrice, poetessa e paroliera, Giulia, è un’artista eclettica e capace di fondere tutta la sua bravura nel suo ultimo album “Come l’oro”, uscito lo scorso 22 aprile.

Dopo aver calcato i palchi italiani più importanti, tra cui quello del Teatro Ariston di Sanremo nel 2012, aver realizzato vari tour in Spagna e Francia e aver scritto per Emma Marrone, Nek, Malika Ayane, Paola Turci e altri, l’artista romana torna a cinque anni di distanza dal suo primo EP, mettendo nel nuovo disco tutta sè stessa. Gli otto pezzi inediti e le sette poesie in dialetto romanesco, accompagnano l’ascoltatore in un viaggio fra le strade della capitale, dove si incontrano gli amori finiti e quelli appena iniziati, padri e figli, immigrati e “zombie del sabato sera”, disegnando un ritratto fedele della Città così come è quando viene guardata dall’occhio dell’artista, che nella quotidianità delle persone ricerca l’autenticità.

 

L’osservazione del vero spinge Giulia Ananìa ad affrontare i temi più diversi: dalla vita nelle periferie agli incidenti sul lavoro, dall’integrazione alla tossicodipendenza. Gran bel tocco d’eleganza le poesie “al telefono”, scritte e registrate davvero alla cornetta, che restituiscono quella verace poetica capace di rendere il disco una testimonianza di amore urbano.

 

 

Collaborazione interessante contenuta nell’ album è quella con Coez, col quale ha scritto “Le Stelle Cadono”, e quella con il rapper romano Lucci (anche lui ex Brokenspeakers), che duetta con la Ananìa ne “Il Volo”.

 

Gli arrangiamenti sono tendenzialmente in linea con l’indie pop di Calcutta e Thegioralisti, non a caso anche loro prodotti da Matteo Cantaluppi e Marta Venturini: basi ricche di sintetizzatori e suoni elettronici, mostrano di aver assimilato e reinterpretato la lezione di stile dei Baustelle e l’apertura di “Come fa questa città” ne è la dimostrazione, mentre in “Come l’oro” viene fuori tutta l’emotività di un pezzo che sa bene rivolgersi al pubblico. In “Dimmi che è vero quando piangi” invece si strizza l’occhio all’indie inglese, con il basso in primo piano e un groove un po’ malinconico. Nel primo singolo estratto,“RomaBombay”, la musica da spazio a tutta la grinta della voce , chiaramente ispirata a Gabriella Ferri e Loredana Bertè, rendendo il brano uno dei più spendibili sul mercato discografico, pur conservando la vena cantautorale che caratterizza l’intero lavoro.
“Come l’oro” è un album che afferma le notevoli doti di Giulia Ananìa come artista a 360 gradi, garantendole di diritto un posto nel mercato indie pop, carente, fino ad ora, di cantautrici femminili. Ma il disco è anche un viaggio esperienziale che si può riassumere con la seconda poesia dal titolo “Il Gelato”: “c’è chi decide de arrivà elegante all’appuntamento e chi approfitta anche dell’ultimo momento per cercarsi nel fango la sua razione de cielo e dire: “ora, finalmente, m’è bastato”.