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Il tempo rubato dalla fabbrica: “Questioni di centesimi. Sogno di un operaio” in scena dal 25 al 28 gennaio al Teatro Studio Uno, il monologo di Pasquale Faraco del collettivo MaF – Massa a Fuoco

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Al Teatro Studio Uno dal 25 al 28 gennaio in scena “Questioni di centesimi. Sogno di un operaio” del collettivo MaF – Massa a Fuoco, spettacolo di e con Pasquale Faraco diretto da Paolo Schena, che racconta, nel tempo di un turno in fabbrica, la vita di un operaio della FIAT e le problematiche del lavoro industriale disumanizzato.

Questione di Centesimi nasce dai racconti del padre di Pasquale Faraco interprete e autore del testo, padre che fu, per un certo periodo della sua vita, operaio dell’Alfa Sud di Pomigliano, racconti che sono poi andati intersecandosi con l’attualità̀, in particolare con le innovazioni introdotte nella metrica del lavoro in fabbrica, dopo l’introduzione della nuova tempistica del lavoro imposti da Sergio Marchionne  ispirati alla produzione Toyota.

In scena un unico personaggio, un operaio, Riccardo Belladonna, che dopo un periodo di cassa integrazione, inizia il suo turno con i nuovi ritmi cronometrizzatinulla va sprecato, tutto va ottimizzato, ogni minuto, secondo, centesimo, tutto deve essere preciso, misurato, scandito, comprese le pause. Attraverso i suoi pensieri, i suoi ricordi, i suoi desideri e le sue responsabilità scopriamo la sofferenza fisica e morale dei lavoratori, le difficoltà causate delle nuove modalità di misurazione del tempo, un tempo sminuzzato, dilatato, rubato, ripetuto, automatizzato, mai veramente e pienamente vissuto.

La storia si fonde con le problematiche ambientali della Campania, e dunque dell’Italia, della terra,  in una sorta di malefico quadro organico, in cui uomo e ambiente si degradano fino alla irriconoscibilità. Un’alienazione irreversibile dell’operaio e dell’uomo che in fondo ci riguarda tutti, compresi i cosiddetti “padroni”, schiavi a loro volta del Capitale, del denaro, del tempo.

Un monologo coinvolgente ed energico che riesce a far riflettere sulla qualità dell’esistenza attraverso una dimensione allegorica dell’uomo, ingabbiato e bloccato da un tempo sempre più automatico, precisato, misurato, contingentato, circolare e ripetitivo come lo sgabello su cui ruota il protagonista.

Lo spettacolo è dedicato a Maria Baratto, operaia FIAT di Pomigliano, ma, ancor prima, donna e guerriera.