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L’arte cinese contemporanea al Vittoriano

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Il Vittoriano torna a ospitare un evento che porta per la prima volta nella Capitale i più rappresentativi maestri cinesi del ‘900, sulla base del rapporto consolidato tra Arthemisia e l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia e dopo il grande successo ottenuto nel 2017 dalle rassegne dedicate all’arte contemporanea cinese come la collettiva “Arte e Pace. L’arte contemporanea cinese” e le monografiche “Epos. La lirica della luce” di Chao Ge, “The timeless dance. Beyond the mountains” di Mao Jianhua e “The eternal melody of chubby lady” di Xu Hong Fei.

Dopo il grande successo di pubblico di Parigi al Palais Brongniart e in Cina presso il Museo dell’Accademia di Belle Arti di Cina (Hangzhou), con oltre 150 opere e 62 diversi artisti, la mostra Risonanza Cinese – curata dallo storico dell’arte e saggista Claudio Strinati, dal critico d’arte editore e direttore di Segni d’Arte Nicolina Bianchi e da Zhang Zuying, Direttore dell’Istituto di Pittura a olio dell’Accademia Nazionale cinese di Pittura – offre una panoramica completa sulla pittura a olio contemporanea cinese e sulla sua progressiva evoluzione, favorita anche grazie alla decisa azione riformatrice e strutturale che ha visto la Cina protagonista negli ultimi 30 anni.

Risonanza cinese – come suggerisce la curatrice Nicolina Bianchi – allude a una sorta di riverbero globale dell’universo Cina e si configura come un originale cross road a rappresentare l’inedita saldatura con la tradizione del Rinascimento italiano e del Romanticismo pittorico dell’800 europeo”.
Obiettivo dell’evento romano è di esaltare lo stretto legame tra Oriente e Occidente e di evidenziare la particolare influenza che le correnti pittoriche europee hanno proiettato sul mondo dell’arte cinese. Legami e sinergie stimolate dai numerosi viaggi in Occidente e delle ricorrenti frequentazioni delle Accademie d’Arte che gli artisti cinesi intraprendono già agli inizi del XX secolo. Esperienze culturali e sociali che inducono questi interpreti alla ricerca di forme espressive nuove senza rinunciare a un linguaggio creativo e stilistico contemporaneo della pittura a olio che consente di rappresentare la loro personale visione della Vita, della Cultura e dello Spirito tradizionale reinterpretandolo e rendendolo sempre più moderno e attuale.

Zhan Jian Jun (classe 1931), Jin Shang Yi (classe 1934), Zhang Zu Ying ( classe 1940), Luo Zhong Li (classe 1948) e Yang Feiyun (classe 1954), Quan Shanshi (classe 1930), Xu Jiang (classe 1955) e Chao Ge (classe 1957) sono solo alcuni degli artisti presenti che con le loro opere danno un’inedita chiave di lettura per le tre grandi sezioni tematiche di mostra quali il significato della vita, il pensiero umanistico e la terra dell’anima, raccontate attraverso scene di vita quotidiana, ritratti, paesaggi e vedute dal linguaggio pittorico imbevuto di armonia e temperamento estetico.

Il percorso espositivo, contraddistinto da una sequenza interrotta da capolavori assoluti, oltre che specchio di una civiltà in continuo fermento, simboleggia il tracciato vivido di profondi cambiamenti sociali e culturali che hanno segnato la storia di una Nazione.
Opere frutto di un’inquietudine creativa sovranazionale, incentrate sull’incontro tra la cultura orientale e quella occidentale perché “la pittura a olio un secolo fa – spiega bene lo storico dell’arte e curatore della mostra Claudio Strinati – voleva dire Occidente, e proprio per questo dobbiamo considerare l’assimilazione della tecnica a olio da parte degli artisti cinesi come un evento storico epocale”.