Home oltre Roma Giacomo Balla, il futurista che voleva dare “scheletro e carne all’invisibile”

Giacomo Balla, il futurista che voleva dare “scheletro e carne all’invisibile”

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Nel centenario del manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo, firmato da Giacomo Balla e Fortunato Depero, la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma) propone (12 settembre – 8 dicembre) la mostra Giacomo Balla Astrattista Futurista, curata da Elena Gigli e Stefano Roffi. La mostra – spiega la Fondazione – intende presentare il percorso artistico di Balla attraverso l’analisi del Manifesto, uno dei testi teorici più rivoluzionari dell’arte del Novecento. La mostra è articolata per temi, ripercorrendo i capisaldi del Manifesto del 1915, dall’astrattismo allo “scoppiante”, passando – tra l’altro – dal coloratissimo e dal volatile. “Le opere provengono da prestigiose collezioni private e dai principali musei italiani che custodiscono opere di Balla, fra i quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, gli Uffizi di Firenze, il Museo del Novecento di Milano, la Galleria d’arte Moderna di Torino. Chiude l’esposizione un apparato di documenti originali (fotografie d’epoca, cataloghi, manifesti) dell’Archivio Gigli di Roma”. Questi – ricordano i curatori – gli intenti dichiarati all’inizio del Manifesto: “… Il futurismo pittorico si è svolto quale superamento e solidificazione dell’impressionismo, dinamismo plastico e plasmazione dell’atmosfera, compenetrazione di piani e stati d’animo … Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione”. Nella nota alla mostra si sottolinea che con “questo manifesto trova una completa maturazione la volontà del Futurismo di ridefinire ogni campo artistico secondo le sue teorie e di rifondare le forme stesse del mondo esterno fino a coinvolgere anche gli oggetti e gli ambienti della vita quotidiana. Questo principio artistico non costituisce una novità storica, infatti è già principio fondamentale della poetica dello Jugendstil, ma mentre in quel caso si fa riferimento a un’idea d’arte come valore assoluto, ora le finalità sono del tutto diverse: per il Futurismo l’arte non è più fine a se stessa e non ha come obiettivo la pura esperienza estetica ma diviene uno strumento per affermare una diversa concezione della vita e un suo rinnovamento, nel quale predomina un intento di trasformazione culturale verso l’idea che il Futurismo ha della modernità. La più importante innovazione proclamata dal manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo è la proposta di estendere l’estetica futurista a tutti gli aspetti della vita quotidiana. I campi della ricerca sembrano illimitati: arredo, oggettistica, scenografia, moda, editoria, grafica pubblicitaria: nulla sembra essere estraneo alla sensibilità dei due artisti. I futuristi imposero il loro segno distintivo fin dalle prime celebri “serate”, durante le quali gli artisti–autori-declamatori indossavano abiti da loro stessi disegnati e maschere che suggerivano la robotizzazione e meccanizzazione dell’uomo”.
Info: www.magnanirocca.it