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Festival Cinese dal 2 al 5 maggio 2019: Te la do io la Cina – Concerto per Guzheng – Cessi pubblici – Giallo a Milano Teatro Vascello

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2 maggio 2019 h 21 (teatro)   
FESTIVAL CINESE
produzione Teatraz in collaborazione con Istituto Confucio di Roma
TE LA DO IO LA CINA 
Di e con Sergio Basso


Oggi ci dicono tutti che la Cina sarà il futuro.
A volte il futuro spaventa un po’.
Allora ecco uno spettacolo per iniziare a viaggiare dalla poltrona del teatro e scoprire un pezzettino di questo mondo che sembra lontano ed invece è a portata di mano. Sergio Basso ci condurrà per mano in un viaggio di un’ora che parte da un oroscopo (cinese, ovviamente) prosegue per i cartoni animati dei giorni nostri, e passa per i quaderni dei bambini degli anni Sessanta, a come si fa un vaso, ai gestacci del Buddha, ai casinò di Macao, ad evasori fiscali nell’Impero di Mezzo del 1300, a principi eredi ritiratisi in convento per sfuggire faide sanguinarie, agli arcieri mongoli e ai loro levrieri, ad enigmi nascosti nei dipinti, per tornare al sorriso di una statuetta del II d.C.
Ogni opera d’arte è la chiave d’un cassetto.
Ogni cassetto un pezzettino di Cina.
E alla fine magari busseremo alla porta del nostro vicino di casa cinese per offrirgli una fetta di torta e parlargli un po’.

La giornata del 2 maggio in apertura della rassegna ci sarà la presentazione degli artisti che esporranno le loro opere, con degustazioni dei prodotti tipici della cucina cinese.

3 maggio 2019 h. 21 (musica)   
FESTIVAL CINESE
CONCERTO PER GUZHENG

4-5 maggio 2019 sabato h 21 e domenica h 18 (teatro)   
FESTIVAL CINESE
produzione Teatraz in collaborazione con Istituto Confucio di Roma


CESSI PUBBLICI
regia e traduzione Sergio Basso 
con Lidia Castella, Cristina Castigliola, Federico Dilirio, Eva Martucci, Francesco Meola, Elena Nico, Matthieu Pastore, Alessandra Raichi 
acting coach Karina Arutyunyan, assistente alla regia Lucia Messina 
scenografia Federica Pellati, direzione cori Camilla Barbarito

Spesso si ha paura della Cina: un Paese troppo lontano da noi. 
Appunto, la domanda da cui sono partito per lavorare con gli attori e per dare vita allo spettacolo è stata: “Come possiamo riportare la quotidianità della vita cinese al pubblico occidentale?” Di questo testo di Guo Shixing, ho capito che mi interessava molto di più l’universalità piuttosto che l’esotismo della location.
Quando mettiamo in scena un testo francese o americano, non ci poniamo il problema dell’esotismo di quel testo, della sua alterità. Ci concentriamo sui contenuti e ci preoccupiamo di traslarli alla nostra cultura, se e proprio perché il messaggio del drammaturgo è urgente. Credo che sia arrivata ora di finirla con l’esotismo sulla Cina.
Basta con questa Cina da museo. A me interessa cosa hanno da dire oggi i narratori cinesi. E il teatro di Guo Shixing è una lama.
Okay, abbiamo puntato su alcuni – pochi – elementi che richiamano quella cultura: i fusti di bambù, che fanno capolino con le funzioni più varie; i cappelli dell’esercito dei primi anni Settanta; le marionette tradizionali.
Ma il resto è l’avventura di seguire sudore di attori che raccontano una storia potente.
Quello che mi attira in questo testo, e che lo rende così struggente, e assieme così universale, è la metafora del passare del tempo, raccontata attraverso un luogo certamente inusuale, come un vespasiano.
Un cesso pubblico come luogo della memoria, come luogo dove fare i conti con i propri fantasmi, al punto che il protagonista – che del cesso pubblico è il gestore – vi viene assalito dalle proprie colpe in un delirio allucinatorio. 
Sono tematiche care alla drammaturgia cinese, che la accostano prepotentemente a filoni tipici anche del teatro europeo: penso a Calderón de la Barca de La vita è sogno, a Cechov e al suo Giardino dei Ciliegi. Ecco perché è in questa direzione che voglio lavorare per avvicinare il testo al pubblico italiano.
Mi affascina, dicevo, la metafora del passare del tempo, dello scorrere sfuggente delle responsabilità e del loro rumore alle nostre spalle.
La Cina non ha conosciuto la nostra crisi, che lacera le nostre giovani generazioni dal 2008. Ma la società cinese comunque è oggi spaccata in due: la vecchia generazione formata agli ideali confuciani, di sobrietà e rispetto reciproco, e i giovani rampanti che idolatrano il dio denaro e bruciano tutto sull’altare dell’ambizione. È un po’ come un treno in corsa su cui il macchinista ha dimenticato dove stiano i freni.
Del resto, anche la nostra Italia ha subito cambiamenti abissali dalla metà degli anni Settanta ad oggi, e questi cambiamenti hanno inciso cicatrici su di noi.
Sono convinto che questo parallelismo tra i trascorsi di Cina e Italia possa risuonare nell’anima dello spettatore italiano, ed è su questo che voglio lavorare nell’allestimento.

Il testo
L’ultima creazione di Guo Shixing è Cesuo, Bagni pubblici, allestito al Teatro Sperimentale di Pechino nel 2004. L’evoluzione della Pechino nella seconda metà del Novecento è raccontata impietosamente attraverso un cesso pubblico, il suo custode, i frequentatori del quartiere: chi fa carriera, chi si arrampica socialmente, chi naufraga nonostante tutte le buone intenzioni, chi si perde e chi si reinventa. Chi svende i propri sogni e chi resiste, spezzandosi. Uomini e donne. Dagli anni Settanta ai giorni nostri. Dalla rivoluzione culturale al Grande Decollo Economico.
Il tutto in soli tre giorni: uno nel 1975, uno nel 1985, uno nel 1995.
Il copione è inedito in Occidente; la traduzione dal cinese è del regista Sergio Basso.

L’autore
Guo Shixing è uno dei più grandi drammaturghi cinesi.
Negli anni Novanta ha concepito la trilogia Niaoren, Yuren, Qiren [“Uomini-uccello”, “Uomini-pesce”, “Uomini-scacco”. In tre pièces affronta tre hobbies dei pechinesi: portare i canarini al parco, andare a pesca, giocare a scacchi nei crocicchi.
Tre passioni, folk loriche, icastiche, che sconfinano rapidamente nell’ossessione. Ed ecco che esaminare un passatempo diventa l’occasione di raccontare la società cinese contemporanea e le sue idiosincrasie.
Perché presenta in maniera icastica una realtà, quella cinese, sempre più presente nel nostro orizzonte quotidiano. 
Perché sebbene parli di una realtà specifica, le sue parabole sull’essere umano riescono a essere universali. Sembra un Aristofane moderno venuto dall’Oriente.
La Cina si guarda allo specchio in questo testo che ricorda la malinconia de Il campiello di Goldoni e la danza drammaturgica de Il girotondo di Schnitzler, e che alla fine si rivela un’immane metafora della crisi economica e sociale contemporanea, del bivio tra collettività ed individualismo.
E ha qualcosa da dire anche a noi all’Occidente.

Il regista
Sergio Basso, regista teatrale e cinematografico, sinologo, si dedica da anni all’interazione culturale tra Cina ed Italia.
Suo il documentario sulla comunità cinese di Milano, Giallo a Milano.
I suoi film sono stati premiati in diversi festival internazionali: Locarno, Annecy, Nyon, Beijing, Torino, Mosca, Rio de Janeiro, Toronto.
Nel 2014 ha girato un documentario in cinese su Guangwudi, il più grande imperatore cinese del I d.C, per il prime time della televisione cinese di stato, CCTV.
Nel 2016 è stato richiamato in Cina da BeijingTV, per girare il nuovo documentario – per l’uscita cinematografica – sull’ottantesimo anniversario della Lunga Marcia.
Il suo ultimo film, Amori elementari, con Cristiana Capotondi, è una co-produzione italo-russa uscita al cinema in diversi Paesi, dal Canada all’Australia, e premiata a vari festival internazionali.

5 maggio 2019 domenica h 21 (cinema)   
FESTIVAL CINESE
GIALLO A MILANO
Regia di Sergio Basso. 
Un film con Wen Zhang, Jessica Pattuglio, Cristiano Pattuglio, David Chao, Wu Xiaoyun. Genere Documentario – Italia, 2009, durata 75 minuti. 

PRENOTAZIONI: info 065898031 – 065881021 promozione@teatrovascello.it – botteghino@teatrovascello.itInformazioni abbonamenti:

abbonamento Free Classic € 90,00: 10 spettacoli a scelta programmazione prosa, musica e danza 

abbonamento Love € 80,00: 4 spettacoli in coppia, a scelta programmazione prosa, musica e danza 

Card regalo da € 48 programmazione prosa, musica, danza, sala studio, vascello dei piccoli

TEATRO VASCELLO

Via Giacinto Carini, 78 – 00152 Roma

Tel. 06.5881021/06.5898031

www.teatrovascello.it promozione@teatrovascello.it