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La danza dei simboli, al Brancaccio l’amore eterno di “Radio & Juliet”

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È un inusuale combinazione di danza e musica questo “Radio & Juliet”. Con un solo spettacolo, la compagnia è riuscita a soddisfare sia gli amanti dei RadioHead sia gli amanti della danza, un esperimento non facile.

Gli appasionati del balletto si sono potuti sbizzarrire nel trovare elementi classici, neoclassici e contemporanei delle coreografia alcune volte coraggiose di Edward Clug Tijuana. La Compagnia di danza slovena ha mietuto i più che meritati applausi.

Lo spettacolo è in circolazione da più di dieci anni, ma è passato poche volte in Italia e per di più solo nelle città del nord. È la prima volta, spiega il coreografo, che si trovano a Roma. Solo Krizman Juliet, omonima del personaggio che interpreta, era già stato nella Capitale per il premio Roma; competizione dove si è consacrata al terzo posto.

L’esperienza collettiva di questo lavoro ha lasciato tutti col fiato sospeso. Alcuni passaggi coreografici erano di facile lettura, altri, pur di facile intuizione non erano comunque di facile comprensione. Ma tutta la Compagnia, sulle note dei RadioHead, ha saputo trasformare il criptico in chiaro.

Le parti simboliche del balletto erano molte e sfaccettate. La costruzione dei quadri che compongono l’opera è stata tutta concentrata sulla coniugazione di un linguaggio simbolico, come la maschera da chirurgo, una ironia del coreografo che ha voluto così dare prova della sua lettura sociale, già sentita troppo spesso però; una sociologia del nascondimento che è stata celebrata anche in “Radio & Juliet”.

Colpisce la decisione di non uccidere Giulietta. Ma «in realtà Giulietta muore già quando vede Romeo morto accanto a lei». Dice Clug. A riprova di questa situazione di “stop” eterno sta il limone, simbolo per l’amore incompiuto.