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Storie d’Amore, di Terra e di Mare. La perla ritrovata

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La leggenda del pescatore che non sapeva nuotare di Agnese Fallongo per la regia di Alessandra Fallucchi è una perla rara ritrovata, raccolta e portata in scena dal 30 Marzo al 9 Aprile al Teatro Studio Uno di Via Carlo della Rocca.

Una storia che ci riporta alla mente il patrimonio custodito nell’oralità dei racconti tramandati dai nostri nonni e dalle nostre nonne; quel patrimonio svelato a sera, nel momento in cui appena prima di dormire chiedevamo un racconto nuovo a quegli angeli, custodi della memoria, che ci avevano anticipato nel gioco della vita, così loro – i nostri nonni –  ci raccontavano gli aneddoti della guerra, le fuitine coraggiose, le avance di quel bravo ragazzo che ogni mattina e ogni sera andava a cantare la serenata sotto la finestra; di queste narrazioni ci parla lo spettacolo, in musica e parole, di Agnese Fallongo, una donna accorta la cui curiosità l’ha spinta a intervistare persone anziane del centro-sud Italia, facendo spazio così all’urgenza della creazione di un vagone mancante in quel treno chiamato vita- per il viaggio nello scorrere del tempo di queste memorie.

Quest’opera si sviluppa in quattro regioni: lungo le storie di Mamozio, Maria, Reginella e Arturo, storie d’Amore, di Terra e di Mare accompagnate da racconti popolari e musiche tradizionali romane, napoletane, siciliane e calabresi, queste saranno il filo della matassa che accompagnerà lo spettatore nello snodarsi scenico ed esistenziale dei racconti di cui gli ottimi interpreti – Domenico Macri, Eleonora De Luca, Teo Guarini e Agnese Fallongo – ci faranno dono.

La capacità, la bravura, la completezza artistica degli attori allo stesso tempo interpreti e musicisti, permetterà allo spettatore di addentrarsi in quelle memorie antiche a cavallo tra le due guerre, riportandolo alla giovinezza di uomini e donne vissuti in un tempo altro, ormai lontano dal nostro, in cui il disonore, il sapore del mare come odore del corpo, la fatica della terra, la genuinità di un primo amore vissuto con imbarazzo e con il senso del rispetto, erano alcuni degli elementi posti a scandire lo scorrere dell’esistenza, dandogli concretezza, passione, unione.

La forza di questo spettacolo è proprio la sua genuinità, la potenza della risacca che nel suo eterno ritornare perde tra le sue onde i dolori del passato, lasciando a chi verrà una poesia e delle leggende che nella musica di un amore, quello per la vita, riveleranno il loro esser perla.

Uno spettacolo che ci fa tornare bambini, raccontandoci di storie già passate e per questo ancora più preziose, ancora più urgenti, dono antico di vite vissute prima del nostro emergere nel mondo, vite vissute da chi un tempo era stato adolescente, giovane uomo, giovane donna come noi.

Un inno alla vita, un inno all’amore, un inno alle memorie del passato.