‘Roma vista controvento’ . Fulvio Abbate ritorna a raccontare la città a modo suo: in questo poderoso libro l’autore raccoglie infattiuna quantità di gustose spigolature su molti aspetti percepiti come parte integrante della natura composita di Roma; «un grande suk di emozioni, una», oppure «grande madre un po’ mignotta, un po’ bigotta, un po’ immorale», scrive nella prefazione Carlo Verdone, romano d.o.c. e a sua volta protagonista di un capitolo.
L’Ara pacis e Trinità dei Monti, d’accordo, ma pure la sopraelevata di San Lorenzo e Marco Pannella, le buche stradali e i circoli del Pd, il Teatro Sistina e il bastone per i selfie, la Garbatella e il regista Elio Petri, Barbara Palombelli e i centri sociali, tutti in ordine rigorosamente sparso.
Nato a Palermo ma trapiantato nella Capitale oltre trent’anni, l’autore si prende dei cliché con la sua ironia
dissacrante, controvento appunto, ma anche un bel po’ controcorrente. La gloriosa via del Corso, per dire, «è stata molto celebre fino a quando ha ospitato un McDonald’s. Deve ormai l’intero suo carisma residuo alla presenza di Da Pietro il Fichissimo, storico negozio d’abbigliamento per ragazzi».
Spostandosi idealmente poche decine di metri più in là, parlando della fontana di Trevi, Abbate glissa sulle sue sculture barocche e persino sulla divina Anita Ekberg che invita Mastroianni a fare il bagno con lei ne ‘La dolce vita’, per citare invece un dimenticabile remake con Christian De Sica e Dalila Di Lazzaro.
In questa Capitale tutti hanno diritto di starci: i ricchi pseudo intellettuali che a luglio affollano il ninfeo di villa Giulia per la finale del premio Strega, oppure i forestieri, extracomunitari o gente della politica .
Il testo così è anche un’indagine antropologica sui romani, quelli “de Roma” e quelli importati.
Bisogna capire i romani, spiega l’autore, per capire Roma per davvero. Ma, in fondo, chi sono veramente i romani, non lo sanno neanche più loro.
Fulvio Abbate, Roma vista controvento, Bompiani 2015