Una prima registrazione assoluta di Aci, Galatea e Polifemo di Georg Friedrich Händel nella ricostruzione della versione adattata per il celebre castrato Senesino. È il nuovo progetto discografico del controtenore Raffaele Pe e della Lira di Orfeo, l’ensemble barocco da lui fondato, in uscita in Italia lunedì 4 ottobre per l’etichetta Glossa.
La nuova ricostruzione a cura dello stesso Pe, con Luca Guglielmi e Fabrizio Longo, ripropone sulla base dei frammenti disponibili la versione dell’opera concepita nel 1713 per uno dei più illustri castrati dell’epoca, Francesco Bernardi, ribattezzato Senesino. Composta originariamente nel 1708 per celebrare le nozze di Beatrice Tocco Sanseverino di Montemiletto e il duca d’Alvito Tolomeo III, Aci, Galatea e Polifemo avrebbe attraversato una storia articolata e lunga trent’anni: adattamenti, una riscrittura in inglese, riprese, stravolgimenti, a opera sia dell’autore sia di altri compositori, anche all’insaputa dello stesso Händel.
Questa versione inedita dell’opera è andata in scena, in prima esecuzione in tempi moderni, al Teatro Municipale di Piacenza lo scorso novembre, a porte chiuse a causa dell’emergenza sanitaria e con trasmissione in streaming sulla piattaforma di Opera Streaming. Tra le peculiarità della ricostruzione spiccano la tessitura invertita per le parti dei due protagonisti, con Galatea soprano anziché contralto e Aci contralto anziché soprano, una radicale riscrittura della parte di Polifemo e una nuova aria per Aci.
Oltre a Raffele Pe nella parte di Aci – riscritta per l’appunto per Senesino – il cast vocale include il mezzosoprano Giuseppina Bridelli nelle vesti di Galatea e il basso Andrea Mastroni in quelle del ciclope Polifemo. Luca Guglielmi, impegnato anche al clavicembalo, è il Maestro concertatore alla guida della Lira di Orfeo. L’ensemble barocco annovera alcuni dei migliori interpreti su strumenti antichi e nel 2019 si è aggiudicato il Premio Abbiati della Critica Musicale per il Miglior Disco con il CD Giulio Cesare. A Baroque Hero.
Dopo otto incisioni con Glossa e cinque con La Lira di Orfeo, Raffaele Pe dice: «I barocchi leggevano nella fantasia di Ovidio e nell’epica prorompente del Tasso lo spirito del loro tempo. Innumerevoli in quegli anni sono le intonazioni teatrali di episodi tratti dalle Metamorfosi o dalla Gerusalemme liberata. Se la seconda si concentra sull’uomo e sulla Grazia, la prima fabbrica una sofisticata enciclopedia della natura. Uno su tutti, il mito di Aci e Galatea del XIII Libro delle Metamorfosi, si presta a questa indagine provando a spiegare in maniera non così velata il significato all’origine del paesaggio.
La leggenda» – prosegue il controtenore – «ha luogo in Sicilia ed era molto cara ai poeti della Magna Grecia: narra l’amore idilliaco nato tra la ninfa del mare Galatea e il pastorello Aci, che suscitò la gelosia del Ciclope Polifemo. Di fronte ai ripetuti rifiuti di Galatea, Polifemo irato stacca un pezzo di montagna e la scaglia contro Aci, uccidendolo. Galatea ottiene dal padre Nereo che il sangue proveniente dal corpo dell’amato sia tramutato in fiume, così da ricongiungersi per sempre al mare e rendere il loro legame eterno. Come tracce orribili del delitto di Polifemo resteranno i faraglioni della baia di Aci Trezza e i nove borghi che portano il nome di Aci, custodi delle reliquie del suo corpo fatto a pezzi».