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Dipinti ed emozioni raccontate con i Lego, la mostra di Nathan Sawaya a Roma – FOTO

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Gray, Nathan Sawaya

Mentre gli altri amavano trascorrere il proprio tempo libero nello sport, io costruivo Lego“: questa è la storia di un uomo, Nathan Sawaya, nato in Oregon, poi trasferitosi a New York per diventare avvocato. Dopo qualche anno, però, si accorge di preferire qualcos’altro alle poltrone dei consigli di amministrazione, l’arte dei Lego. Il suo talento non passa inosservato: le creazioni di Nathan sono sculture realistiche, a volte a dimensioni naturali, realizzate con il solo impiego di mattoncini Lego e a volte un po’ di colla.

Per la prima volta l’artista espone anche a Roma, nello Spazio Eventi SET (via Tirso 14), con una mostra, “The art of the brick“, ben strutturata negli spazi e davvero emozionante. Si inizia ovviamente con un omaggio all’Italia e una rappresentazione grafica della penisola, per venire subito proiettati in una sala dove un uomo a dimensioni naturali e dall’aria pensierosa è seduto tra altre due poltrone. Attorno prendono vita alcune delle opere più celebri di Nathan come “Think“, che trasforma in blocchi di costruzione i nostri pensieri; “Tall Pencil“, una matita gigante alta 2.29 cm, utile per scrivere sul soffitto; “Writer“, che è un invito a liberare la creatività che è in ognuno di noi; “Yellow”, la sua opera più celebre, che rappresenta forse l’apertura di sé stessi al mondo o la metamorfosi.

Un’altra sala ospita riproduzioni fedeli di alcune celebri opere come “L’Urlo” di Munch, “Il Ritratto dei Coniugi Arnolfini”, la “Nike” di Samotracia, “La testa” di Amedeo Modigliani, “Il bacio” di Klimt, ma anche statue come la Venere di Milo e il David.

A destare la nostra attenzione però sono altre opere, come una riproduzione in scala del “Partenone“, costruito con più di 30mila mattoncini, e un “Dinosauro” a dimensioni naturali che sembra saltare fuori da un museo.

In un’altra sala, ancora, l’artista cerca di esprimere alcune delle più comuni emozioni umane e con un risultato davvero unico, come “Grasp“, un grido di forza contro le forze che vogliono invece trattenere; “Hands”, realizzata con più di 15mila mattoncini; “My boy“, rappresentazione di una tragica storia; “Green Torso“, utile quando si vorrebbe svuotare la propria testa dai troppi pensieri; “Disintegration” e “Gray“, che simboleggia l’atto di un uomo che ha avuto il coraggio di guardarsi dentro e far uscire l’Artista che era in lui.