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Ed ecco San Valentino, tra storia, business e leggenda…

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Tra leggende, tradizioni e sfruttamento commerciale, su San Valentino si è detto e scritto di tutto. La festa sarebbe stata istituita nel 496 da papa Gelasio I, 1520 anni fa. Vi proponiamo questo testo classico di Alfredo Cattabiani, lo studioso scomparso massimo esperto italiano di tradizioni popolari e religiose. Una lettura critica, ma ciascuno naturalmente festeggia come vuole.

di Alfredo Cattabiani

Su san Valentino si hanno scarse notizie certe e molte leggende: una passio anteriore al secolo VIII narra che viveva a Terni; invitato a Roma per guarire da un’artrosi deformante il figlio di un certo Cratone – dunque era un taumaturgo – fu arrestato per ordine del prefetto Placido perché si rifiutava di sacrificare agli dèi, e venne decapitato. Il suo corpo fu trasferito a Terni e sepolto «in suburbano… non longe ab eadem civitate», dove sorse una basilica trasformata radicalmentenel 1618. La festa fu inserita dal Venerabile Beda nel suo martirologio e attraverso quelli di Adone e Usuardo è passata nel Martirologio romano, ovvero nel catalogo di tutti i santi, al 14 di febbraio.
Alla stessa data è ricordato un altro san Valentino, commemorato anche da Beda e decapitato, secondo la leggendaria Passio Maris et Marthae, nel secolo III per ordine dell’imperatore Claudio il Gotico sulla via Flaminia, dove papa Giulio I costruì una basilica. In realtà, questo secondo Valentino non è mai stato un santo ma semplicemente il benefattore che finanziò la costruzione della basilica e che perciò le diede, secondo la tradizione dell’epoca, il nome: nella biografia di Giulio I (337-352) del Catalogo liberiano è scritto infatti che «facit… basilicam Via Flaminia mil. II quae appellatur Valentini». Tra il secolo V e il VI si cominciò erroneamente a venerarlo, come è accaduto per molti altri benefattori che avevano fondato chiese a Roma. Poi nel secolo IX le supposte reliquie furono traslate nella basilica di S. Prassede dove S. Valentino è ritratto nei mosaici bizantini della cappella di S. Zenone.
Successivamente nella leggenda le due figure si sono confuse fino a dare origine a un solo san Valentino, alla cui popolarità contribuì Jacopo da Varagine nella Leggenda Aurea narrando che era un venerabile sacerdote. L’imperatore, incuriosito dalla sua fama, lo convocò a palazzo. «Perché non vuoi essere nostro amico», gli chiese «adorando gli dèi e rinunciando alle tue superstizioni?» E Valentino: «Se tu conoscessi la grazia di Dio non diresti così: ma disprezzeresti i tuoi idoli e adoreresti il Signore che è nei cieli».
Continuò a parlare dimostrando che l’unica fede vera e santa era quella nel Cristo, e fu così eloquente e persuasivo che l’imperatore non poté fare a meno di esclamare: “Romani, quest’uomo parla con molta sapienza”. 
Il prefetto, presente al colloquio con altri cortigiani, cominciava a preoccuparsi di una possibile conversione di Claudio. Lo richiamò allora al suo dovere: «L’imperatore viene ingannato» esclamò. «Dovremo dunque abbandonare ciò che abbiamo considerato vero fin dall’infanzia?». Quelle parole ricondussero l’imperatore al rispetto delle sue funzioni di pontefice massimo della religione romana: ma non volle perseguitare il santo sacerdote, si limitò ad affidarlo a un nobile. Quando il prete fu entrato nel palazzo del custode esclamò: «Signore Gesù Cristo, luce vera, illumina questa casa affinché i suoi abitanti ti riconoscano Dio». «Sento che invochi Cristo come luce» gli rispose il principe. «Ebbene, se egli illuminerà la figlia mia che è cieca, farò quel che vorrai.» Valentino si raccolse in preghiera e non passò un minuto che la fanciulla, oh miracolo! recuperò la vista, e tutti, narra Jacopo da Varagine, abbracciarono la fede di Cristo. Allora l’imperatore ordinò che Valentino fosse decapitato: era all’incirca l’anno del Signore 280.
Il «martire» divenne popolare in tutta l’Europa grazie ai benedettini che, custodi della basilica di Terni nel primo medioevo, ne diffusero il culto in Europa, fino all’Inghilterra. La sua collocazione calendariale ispirò infine il patronato sui fidanzati.
La festa cade infatti in un periodo particolare dell’anno, quando la natura comincia a dare i primi segni di risveglio dal letargo invernale. Verso la metà del mese di febbraio il sole comincia a riscaldare la terra facendo sbocciare i primi fiorellini, come le violette, o fiorire addirittura mandorli e noccioli; sicché Valentino divenne il santo che preannunciava la primavera imminente. Per questo motivo è stato rappresentato talvolta con il sole in mano. «Per San Valentin la lodola fa il nidin», afferma un proverbio veneto al quale fa eco «San Valentino la primavera sta vicino» e «Per San Valentino fiorisce lo spino».
Durante il medioevo in Inghilterra e in Francia si diceva che il 14 febbraio gli uccelli cominciavano ad accoppiarsi: nacque così il detto che «A San Valentino ogni valentino sceglie la sua valentina».
Da allora il martire divenne il patrono degli innamorati ispirando anche l’usanza dei bigliettini teneri e spiritosi, i valentini, documentata in Inghilterra fin dal secolo decimoquinto.
Successivamente la festa è emigrata in America da dove è tornata a noi trasformata in una ricorrenza dove non ci si accontenta più di scambiarsi i valentini o un fiore, ma è d’obbligo il regalo costoso, come lo è in altre pseudo feste del consumo indotto, da quella del Papà a quella della Mamma, promosse da industrie per incrementare la produzione insieme con gli sprechi, l’avidità e l’insoddisfazione del volgo.

Alfredo Cattabiani, Calendario, www.librimondadori.it