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H3+ vibrazioni musicali dai confini dell’universo

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Una notte agli albori della primavera; un viaggiatore solitario nello spazio dello spirito; un palcoscenico trasversale in cui molteplici artisti si sono incontrati e sfiorati succedendosi nel tempo; giovedì 13 Aprile è andato in scena  al Monk Paolo Benvegnù con il suo ultimo disco H3+ uscito il 3 Marzo scorso per la Woodworm Label.

H3+ la particella da cui prende il nome l’album, è uno ione triatomico di idrogeno la cui presenza risiede in quei luoghi che da sempre noi tutti consideriamo vuoti, tra questi l’infinito spazio interstellare così lontano e allo stesso tempo così presente nel respiro che è in noi e fra noi, tessuto invisibile che ci accoglie rendendoci  manifestazioni di una realtà unica che solo illusoriamente può apparire molteplice.

In questa riscoperta ci conduce Paolo Benvegnù in un viaggio all’ interno dell’anima e delle leggi universali che la governano, ciò che muove il racconto è la ricerca di quel luogo in cui l’esistere va perdendosi nella vastità oceanica del non esistere. Scorrendo lungo le tracce iniziamo a muoverci come atomi arresi alla quiete del vento, continuando a fluire nelle tracce di questo percorso volto all’imbrunire.

Colui che ascolta è condotto dalla poesia dei testi e dagli arrangiamenti ipnotici entro un universo onirico nel quale il cantante porta avanti la sua ricerca musicale ed esistenziale, visione di immagini mosse oltre il conosciuto e che in questa vanno rivelando la vastità del tutto nelle sue profondità.

Il corpo diviene l’astronave con il quale si può spaziare nello spirito allontanandosi da una dimensione maggiormente terrena – la quale comunque resta presente regalandoci immagini che si susseguiranno lungo tutto l’album, così le mani apprendono la pazienza, e lo sguardo si pone come lancetta nello scandire di un tempo che appare qui più che mai illusorio ma che in tracce successive diverrà un richiamo costante, quasi ossessivo per la ricerca iniziata.

Proseguendo lungo le parole dell’artista scopriamo improvvisamente che Victor Neuer non è solo, e tra le note che via via vanno affievolendosi inizia ad emergere l’immagine di una straniera, una compagna di viaggio – forse – una donna amata. Questa presenza appare muta come distante, quasi fosse un’ ologramma che l’astronauta proietta nel suo universo interno tanto da far divenire lei l’infinito che lui indaga, le milioni di stelle apparentemente distanti, legate tutte, le une con le altre, da quella molecola di cui il nome dell’album;  il corpo, precedentemente astronave senza controllo, prigione che limita, si libera nella possibilità di un incontro con lei, e la vibrazione di H3+ che nell’universo sprigiona luce diviene qui l’Amore, un incanto in cui entrambi tornano ad essere.

In questo risveglio lui finalmente incontra se stesso, per poi perdersi e rincontrarsi di nuovo nell’intero cosmo, così l’astronauta diviene l’uomo rappresentato in copertina dall’ ideogramma Tian, un segno che rappresenta il cielo come macrocosmo nella relazione con l’uomo nel suo essere microcosmo, il cielo e la terra, la vastità dell’infinito in un corpo finito; nell’immagine di copertina possiamo ritrovare l’enigma dell’inafferrabile in cui vige un ordine eterno precedente alla nostra nascita e nostro erede, ciò che questo ideogramma rivela è la ricerca di una via trascendente in un cammino tanto fisico quanto metafisico di cui Paolo Benvegnù ci ha fatto dono con questo album.

Foto via Facebook

Nel corso dell’evento si susseguono le canzoni della sua ultima creazione dando spazio anche a tracce di lavori precedenti; questo cantautore, paroliere in bilico, fondatore degli Scisma, rimane ad oggi una stella luminosa nel panorama italiano dell’alternative-rock, H3+ ultimo dei suoi cinque album da solista, si staglia come un lavoro di ricerca esistenziale e musicale che si avvale del supporto di Luca Baldini, al basso; Ciro Fiorucci, alla batteria; Andrea Franchi, alle chitarre e al synth; Marco Lazzeri, al synth e al pianoforte e di Michele Pazzaglia, come sound engineerging; il loro talento e la loro energia rendono ancora più esaltante un concerto accolto dal pubblico in un oasi di piacere e amore; la partecipazione dei presenti è costante, fino a far uscir fuori più e più volte il cantante per un’ennesima vibrazione che possa far luce, acquietando come l’H3+, non solo il fuoco delle stelle ma anche quello dei presenti.