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Images Gibellina, il primo festival di fotografia e arti visive open air e site-specific in Italia

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Installazioni fotografiche di grande formato, mostre outdoor, talk e proiezioni in una città che è uno dei più grandi musei d’arte contemporanea “a cielo aperto” del mondo. È Images Gibellina, il primo festival di fotografia e arti visive open air e site-specific in Italia e uno dei pochi al mondo, si svolgerà dal 30 luglio al 29 agosto nella cittadina siciliana di Gibellina (Trapani). Un festival che non è soltanto una rassegna di immagini, ma un laboratorio urbano che coinvolge gli artisti e il territorio per dare vita a una città-museo temporaneo, accessibile a tutti e gratuito.

Organizzato e prodotto dall’Associazione culturale On Image e dalla Biennale svizzera Images Vevey, promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (vincitore dell’avviso pubblico StrategiaFotografia2020), dal Comune di Gibellina e dalla Fondazione Orestiadi, e con la direzione artistica di Arianna Catania e Stefano StollImages Gibellina torna per la III edizione, sperimentando forme di esposizione sempre nuove, che mettono al centro lo spazio urbano e le sue infinite possibilità di visione. Tra le collaborazioni istituzionali: MAXXI-Museo Nazionale delle arti del XXI secolo, Istituto Svizzero (Roma), Pro Helvetia, Ambasciata di Germania.

Bruce Gilden (USA), Stephen Gill (UK), Maurizio Galimberti (Italia), Batia Suter (Svizzera), Francesco Jodice (Italia), Riverboom (Italia/Svizzera), Fang Wen (Cina), Simona Ghizzoni (Italia), Massimo Siragusa(Italia), Jun Ahn (Corea), Robert Pufleb & Nadine Schlieper (Germania), Hayahisa Tomiyasu (Giappone), Edoardo De Lille/ Giulia Piermarini (Italia), Cécile Hummel (Svizzera) sono soltanto alcuni degli artisti, tra i più noti nel panorama contemporaneo internazionale, chiamati a sperimentare visionari e innovativi allestimenti “all’aperto” alla ricerca di nuove interazioni con il pubblico, confrontandosi con un luogo dalla storia unica.

Gibellina, la città nata dalle ceneri del terribile terremoto del 1968, e riedificata sulla base di un progetto di ricostruzione illuminato e visionario di un gruppo di intellettuali, chiamati a raccolta dall’allora sindaco Ludovico Corrao. Così nasce l’intera città di Gibellina, che è oggi un museo di arte contemporanea “a cielo aperto” con opere architettoniche e sculture dei più noti artisti del ‘900 come Alberto Burri, Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Mimmo Paladino.

Dal 30 luglio al 29 agosto il festival che renderà la cittadina del Belìce una delle mete più gettonate tra gli appassionati di fotografia di tutto il mondo, animerà la città d’arte con 25 mostre e un fitto programma di eventi per le tre giornate di apertura -30, 31 luglio e 1 agosto- con talk, incontri, proiezioni, visite guidate, workshop. Uno spaccato culturale ampio e all’avanguardia, fra fotografia, incontri, performance e arte contemporanea.

Il tema scelto per quest’edizione, è la “molteplicità”, che ciascuno degli artisti ha interpretato restituendo attraverso le immagini, un’indagine visiva che “fotografa” la società contemporanea.

Su questa scia Bruce Gilden (New York, 1946), tra i mostri sacri della storia della street photography  a Gibellina presenta Italians: una serie di 22 ritratti per la prima volta presentati insieme, volti di italiani incontrati per le strade di Roma, Milano e Palermo, in ognuno dei quali si può leggere un commento sulla nostra società. In collaborazione con la casa editrice 89books sarà realizzato anche un libro-poster.

Francesco Jodice (Napoli, 1967) indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo attraverso i suoi Ritratti di classe: un vasto album fotografico, realizzato tra il 2005 e il 2019, che raccoglie le immagini degli studenti di alcune scuole elementari, medie e superiori di tutta Italia, soffermandosi sulle nuove generazioni e osservando con rigore i cambiamenti culturali in corso.

Tra le prospettive di indagine sul futuro, c’è sicuramente il campo delle relazioni umane nell’era post-pandemica. Una ricerca che Riverboom, il collettivo formato da fotografi, registi, grafici, nato attorno a un nucleo di giornalisti di guerra, ha condotto partendo dal contatto più romantico e autentico del genere umano: il bacio.

Il risultato è Bacioni da Gibellina, la serie fotografica – ispirata a Gros bisous de la Côte Fleurie presentato al Festival Planches Contact di Deauville (Francia) nel 2020- che celebra la rinascita, con una galleria di appassionati baci di coppie di Gibellinesi ritratti nei luoghi architettonicamente più iconici della propria città. Una messa in scena dell’amore, la più sincera e credibile fotografia dei tempi del distanziamento sociale.

Le relazioni sociali e la relazione dell’uomo con l’ambiente, sono al centro anche di Maskbook, il progetto internazionale di arte partecipativa dell’organizzazione no-profit Art of Change 21 in collaborazione con lafotografa cinese Wen Fang  (Pechino, 1976). Fondato nel 2015, e quanto mai attuale nella nostra contemporaneità, Maskbook è un’azione artistica che ha messo assieme, sin dalla sua nascita, oltre diecimila maschere provenienti da più di 40 paesi, in più di 200 laboratori collettivi e mostre, mobilitando la creatività sul legame tra la salute umana e l’ambiente: il riscaldamento globale, l’inquinamento atmosferico, danni alla biodiversità, le pandemie.

Mai come attraverso le opere di Maurizio Galimberti (Como, 1956) si può comprendere facilmente il concetto di molteplicità in campo fotografico. L’artista diventato celebre per i suoi mosaici – composizione di una serie di Polaroid che come tanti tasselli sono incollati in una precisa sequenza- con Gibellina molteplice, a cura di Cristina Costanzo, rende omaggio alla Sicilia con un’inedita visione delle geografie e degli scenari gibellinesi in cui la riproduzione della realtà si arricchisce di rimandi visivi e artistici trasversali.

A Images Gibellina la fotografia incontra anche altri linguaggi: quest’anno accadrà con una proiezione a cura del MAXXI– Museo Nazionale delle arti del XXI secolo e dedicata al Fondo Luigi Ghirri – Lotus International, acquisito quest’anno dal museo.

La fusione tra fotografia e film si realizzerà con l’artista svizzera-olandese Batia Suter (Bülach, 1967), che in occasione dell’opening del 30 luglio proietterà un suo lavoro video sulla spettacolare abside sferica della Chiesa Madre progettata dall’architetto Ludovico Quaroni nel 1972: un videomapping che è esperimento unico di ibridazione tra arte e architettura urbana dagli effetti stranianti. E infine con la performance itinerante di André Kuenzy, (Svizzera, 1965), l’ideatore e l’avatar di The Blue Man, il mimo muto dall’occhio-macchina – la cui prima apparizione risale al 1999 a Basilea- che provoca sconosciuti passanti, immortalandone le reazioni a volte curiose, a volte spaventate, ma mai indifferenti.

Come da tradizione anche quest’anno il festival si “diffonde” per tutta la città, tra gli storici edifici e le monumentali piazze della città belicina: Piazza Beuys, Teatro di Consagra, Palazzo di Lorenzo, Municipio, Chiesa Madre, Sistema delle Piazze, Fondazione Orestiadi, Orto Botanico, Meeting, Giardino Segreto e Cresm, a cui si aggiungono due location prestigiose: il Grande Cretto di Alberto Burri e il MAC – Museo d’Arte Contemporanea, che inaugurerà a luglio dopo il restauro.

A rendere ancor più importante quest’edizione del festival, è infine l’inaugurazione di una nuova sezione della prestigiosa Collezione Permanente della Fondazione Orestiadi, che sarà interamente dedicata alla fotografia, per custodire la memoria dei lavori di anno in anno prodotti, e del passaggio degli artisti a Gibellina, lasciadone tracce concrete in città, nel solco del progetto avviato 50 anni fa e mai arrestato.