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Le memorie del sottosuolo, torna in vita la miniera Cabernardi

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Diventa un Parco Archeominerario la miniera di Cabernardi, nella zona di Sassoferrato, nelle Marche. Il posto, tra il 1887 e il 1959, era più importante polo estrattivo dello zolfo d’Europa. Vi lavoravano più di 1.600 minatori, in massima parte impiegati nel sottosuolo alle dipendenze della “Montecatini”, la società proprietaria della miniera dal 1917 fino alla sua definitiva chiusura. La struttura sarà inaugurata il 5 luglio. Il Parco archeominerario di Cabernardi si estende su una superficie di circa due ettari di terreno. Il lavoro, sotto la supervisione della Soprintendenza al Paesaggio, ha riportato alla luce parte dei manufatti che costituivano il nucleo operativo della miniera, alcuni dei quali totalmente coperti dal terreno e dalla vegetazione. L’area è dominata dall’imponente pozzo “Donegani”, restituito al suo aspetto originario, da cui si calavano i minatori per accedere nelle estese e profonde gallerie scavate nel sottosuolo. Si possono inoltre apprezzare anche i “calcaroni”: vasche con un piano fortemente inclinato, dove veniva depositato il materiale grezzo estratto dal sottosuolo, da cui, mediante un processo di combustione, veniva prelevato lo zolfo in forma liquida. Un altro ‘gioiello’ riportato alla luce è il deposito del gasolio, una struttura seminterrata di forma circolare, che adesso è un auditorium, per conferenze, incontri e per l’accoglienza turistica, capace di ospitare oltre 80 persone.

Info: www.minieracabernardi.it/miniera_zolfo_cabernardi_parco.htm