Al centro del palcoscenico una storia vera, quella di una squadra, La Plata Rugby. Tutto intorno un gruppo di ragazzi che, alla fine degli anni ‘70, nell’Argentina della dittatura dei colonnelli, venne decimato dalla ferocia dei militari di Videla, ma rimase in campo a giocare, fino alla fine del campionato. Tutto questo è “Mar de Plata“, una prima nazionale in scena al Teatro Eliseo da mercoledì 4 a domenica 22 novembre, con Claudio Casadio, Giovanni Anzaldo, Fabio Bussotti, Andrea Paolotti e Tito Vittori.
“Mi era sembrato un viaggio necessario: imparare che nessun luogo è il centro del mondo – commenta l’autore del testo teatrale, Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe Fava, trucidamente ucciso dalla mafia a Catania. “Si moriva in Argentina come in Sicilia perché una banda di carogne regolava in questo modo i propri conti con i dissidenti. Pensarla storta, fuori dal coro, era un peccato imperdonabile. A Buenos Aires come a Catania. Negli anni ho imparato a raccontare quei morti con le parole dei vivi, le madri di Plaza de Mayo, le vedove di via d’Amelio … Succedeva agli scampati di Auschwitz, successe anche ai superstiti della mattanza argentina. Ho provato a immaginare i pensieri e i gesti di quei ragazzi che scelsero di restare e di morire. Ho cercato di riannodare i fili invisibili che legano vite lontane tra loro: i giovani agenti di Paolo Borsellino che rinunciano alle ferie per far da scorta al loro giudice, i giovani rugbisti di Mar del Plata che rinunciano a trovare rifugio in Francia pur di giocarsi fino all’ultima partita il loro campionato. II nome di Raul, il sopravvissuto, l’ho conservato. Gli altri, carnefici e vittime, li ho ribattezzati: volevo che ciascuno di loro portasse in questo teatro qualcosa in più della propria storia, qualcosa in più della propria morte. Perché alla fine poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani. Importa come vissero. E come seppero dire di no”.
Raul Barandiaran, l’unico sopravvissuto a quella tragedia, ancora oggi è il testimone vivente della squadra che decise di correre contro la violenza e l’oppressione, tenendo stretta al petto la palla ovale, a perenne testimonianza di questo nobile sport, nel quale “una volta sceso in campo, non puoi fuggire o nasconderti, devi batterti con coraggio, lealtà e altruismo”.
Dopotutto il senso della storia è tutto qui: capire come solo alcuni seppero dire di no al potere.
Orario spettacoli:
martedì, giovedì venerdì e sabato ore 20.00 – mercoledì 7 ottobre ore 20.00 – mercoledì e domenica ore 16.00
Biglietteria:
tel. 06.83510216
Giorni e orari: da martedì a domenica 9.30 – 19.30
Biglietteria on-line
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