Home musica classica L’ossessione autistica di German. La Dama di Čajkovskij all’Opera

L’ossessione autistica di German. La Dama di Čajkovskij all’Opera

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Torna Pëtr Il’ič Čajkovskij al Costanzi con La dama di picche. Serata della prima: venerdì 19 giugno ore 20. Momento topico nella produzione del compositore russo, la picee può considerarsi la summa della produzione musicale del suo genio.
«Si tratta di uno dei pezzi forte de programma – ha detto il Sovrintendente Carlo Fuortes -, manca dal cartellone del Teatro dell’Opera da più di cinquant’anni. Il fatto, poi, che a dirigerlo sia James Conlon ci onora».
La messa in scena originaria prevedeva che la direzione fosse affidata a Peter Stein. L’allestimento, ha spiegato Fuortes, non era comunque originale, ma sarebbe venuto dall’Opera di Lione. Purtroppo il disastro è sempre dietro l’angolo così, ha continuato il Sovrintendente: «Abbiamo scoperto che l’Opera aveva solamente dei costumi, mentre il resto era andato perso. Ma non vogliamo dire che con Jones abbiamo ripiegato, perché con la realizzazione di Davis abbiamo ottenuto un grande risultato».
Le scene e costumi di John Macfarlane sono un marchio di garanzia, che il pubblico romano ha già potuto assaporare nella messa in scena de “Il flauto magico”
Alessio Vlad punta il dito sulla complessità dell’opera. Il vero protagonista, tiene a spiegare, è il tenore. E Maksim Akesnov rende giustizia all’opera in modo eccellente; «per la complessità – ha continuato Vlad – si potrebbe serenamente paragonare all’Otello verdiano».
Come ogni opera russa che si rispetti, la trama viene seghettata e presentata in tanti piccoli quadri autonomi. Per questo la scena è calpestata da così tanti personaggi. «Mi auguro – ha concluso Vlad – che il pubblico possa apprezzare».
Il direttore, James Conlon, si dice stupefatto che non si fosse messa in scena da quasi sessant’anni. «E’ un momento storico per me». Ha continuato. «Questo corrisponde a un sogno di tanti anni, è una grande sfida – dice il direttore – ma è nato qualcosa di speciale, i musicisti e il coro hanno partecipato con molto entusiasmo. Speriamo di presentare qualcosa degno di questo capolavoro». È una musica che si sente anche con il corpo – spiega il direttore d’orchestra -. Lo spettatore viene investito dal significato musicale che trascende ogni possibile spiegazione. D’altronde, come spiega Conlon «Si vede e si sente il linguaggio della 5 sinfonia e della Patetica. Tutto questo, mischiato al mondo del sopranaturale, la storia della Contessa la storia del segreto delle 3 carte, e il fatto che riappare come uno spettro, dà un colore, un timbro proprio speciale».
La ripresa di Benjamin Davis della regia di Richard Jones è spiegata così: «La scenografia non è ambientata in un solo periodo, è un rassemblement di vari periodi, una dinamica espressionista. Ci sono cinque caratteri principali e cinque elementi della storia che si combinano come in una chimica, per creare una reazione nella storia».
Davis spiega la presa di una molteplicità di periodi, di un universo, una periodizzazione «multiforme e degradante» che crea «un’architettura instabile di un sentiero meraviglioso che passa attraverso decadi».

Il direttore d’orchestra, James Conlon, per B in Rome, guida all’ascolto dell’opera di Čajkovskij