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Orfeo ed Euridice, se amare è accanimento terapeutico, al Teatro Vascello dal 17 novembre

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Per la prima a Roma va in scena al Teatro dell’Orologio dal 17 al 22 novembre lo spettacolo Orfeo ed Euridice, scritto e diretto da Cèsar Brie e interpretato da Giacomo Ferraù e Giulia Viana.

Lo spettacolo ha debuttato a Campo Teatrale di Milano all’inizio del 2014 ed è stato ospitato dal Teatro Elfo Puccini di Milano, con eccezionale successo di pubblico e critica.

Il testo ripercorre il celebre mito di Orfeo ed Euridice per trattare tematiche ferocemente attuali e politicamente ed eticamente scomode, che da anni dividono l’opinione pubblica: l’accanimento terapeutico e l’eutanasia, la responsabilità della coscienza umana di mettere fine alla vita, o di permettere che ne proseguano le sofferenze.

«Orfeo con la sola forza del suo canto prova a strappare la sposa Euridice dal regno dei morti». Spiega Cesar Brie. «La forza e la poesia del mito si intrecciano in questo lavoro con due temi controversi: l’accanimento terapeutico e l’eutanasia. Senza offrire risposte, lo spettacolo interroga lo spettatore sulla forza e la grandezza dell’amore».

«Abbiamo riletto il mito di Orfeo ed Euridice come metafora dell’eutanasia. Orfeo nel voltarsi stacca la spina. L’Ade non è più il regno dei morti, ma il regno dei non morti. L’Ade è in realtà, così come lo mostriamo nello spettacolo, il risultato di una prassi medica tecnicamente così progredita da poter impedire a qualcuno di morire, ma ancora così indietro da non permettergli di riacquistare le proprie facoltà». Per un teatro, come ha detto il regista argentino César Brie, «dove tutti i morti appaiono, dove il tempo si annulla, dove ti vedi bambino. Un luogo di alchimia sorprendente per compiere un viaggio attraverso il tempo, il ricordo, la memoria».