Acqua e Roma: un legame così forte che si perde nella storia dei secoli. Facili i richiami ai celebri acquedotti, alle terme degli antichi romani, ai nasoni e infine, ma non per ultimo, uno dei suoi simboli, il Tevere. Da oggi tutto ciò sarà raccolto e documentato in una carta idrogeologica di Roma, sviluppata ad hoc, in collaborazione tra il Comune e una rappresentanza del mondo scientifico.
In scala 1 a 50.000, la carta è frutto di un protocollo d’intesa sottoscritto dal dipartimento Tutela ambientale di Roma Capitale, dal dipartimento di Scienze dell’Università degli studi Roma Tre, dal dipartimento Difesa del suolo dell’Ispra, dal Ceri – Centro di ricerca per la previsione, prevenzione e controllo dei rischi geologici dell’Università La Sapienza di Roma, dal Cnr – Istituto di geologia ambientale e geo-ingegneria e dall’Ingv – Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. La sua importanza è tale che verrà presentata in occasione del 42 esimo Congresso internazionale di idrogeologia “Aqua 2015″.
“La carta idrogeologica di Roma é un elemento fondamentale di conoscenza del territorio delle acque e servirà sia alla Protezione civile, sia alla gestione e al monitoraggio degli inquinanti”, ha spiegato l’assessore capitolino all’Ambiente, Estella Marino. Si tratta infatti di un documento che raccoglie dati aggiornati su alcuni fattori di alto rischio ambientali, quali la pericolosità da allagamento, lo sbalzo di temperature, le precipitazioni atmosferiche, ma anche le caratteristiche chimiche e fisiche delle acque sotterranee di Roma. Questa carta in qualche modo continua una lunga storia di studi e ricerche sul campo, che trova il suo primo esempio nel “De aquaeductu urbis Romae”, opera di Sesto Giulio Frontino, risalente al 98 d. C. L’antico testo è una raccolta di scritture che traccia una mappatura, completa ed esaustiva, degli acquedotti e delle opere idrauliche della Roma di allora.