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“Roberto Devereux” al Teatro Massimo di Palermo dal 20 marzo. Dirige Roberto Abbado. Regia di Alessandro Talevi.

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Un’altra opera del grande repertorio belcantistico italiano, Roberto Devereux di Donizetti, è in scena al Teatro Massimo di Palermo dal 20 al 27 marzo nell’allestimento della Welsh National Opera di Cardiff. Dirige il Maestro Roberto Abbado. Regia di Alessandro Talevi.

Assente dal cartellone del Teatro Massimo di Palermo dal 1994, è in scena da domenica 20 marzo alle ore 20:00, Roberto Devereux, tragedia lirica in tre atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Salvatore Cammarano, nell’allestimento della Welsh National Opera di Cardiff. A dirigerla, sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Massimo il maestro Roberto Abbado; la regia è di Alessandro Talevi, scene e costumi di Madeleine Boyd. Luci Matt Haskins, riprese da Teresa Nagel. Assistente alla regia e alle azioni mimiche Anna Maria Bruzzese. Maestro del Coro Ciro Visco.

L’opera, composta nel 1837 è ispirata alla tragedia di Jacques-François Ancelot, Elisabeth d’Angleterre e fa parte, insieme ad Anna Bolena (1830) e Maria Stuarda (1835), del cosiddetto “ciclo delle regine Tudor” di Donizetti.
A interpretare il ruolo dell’eroe romantico Roberto Devereux, conte di Essex e favorito della regina, è una star del belcanto come il grande tenore americano John Osborn, di casa nei più importanti teatri del mondo. Elisabetta I d’Inghilterra, vera protagonista del dramma, è il celebre soprano Yolanda Auyanet che ritorna al Teatro Massimo dopo la Norma in cui si alternava con Mariella Devia nel ruolo del titolo. Mentre nei panni di Sara, sua dolente rivale in amore, canta il mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaia, astro nascente delle scene internazionali, che sarà protagonista anche del recital in programma al Teatro Massimo il 23 marzo. Davide Luciano è invece il duca di Nottingham, marito di Sara che da fraterno amico di Devereux si trasformerà nel suo più acerrimo nemico, artefice della sua morte. Nelle recite del cast alternativo del 22 e del 26 marzo Elisabetta è Marta Torbidoni, Sara è la palermitana Chiara Amarù, Roberto Devereux Giulio Pelligra, Nottingham Andrea Borghini. Completano il cast Carmine Riccio (Lord Cecil), Ugo Guagliardo (Gualtiero), Federico Cucinotta e Antonio Corbisiero.

Ambientata a Londra nel 1601 alla corte di Westminster, l’opera racconta, sullo sfondo di intrighi e vendette politiche, la vicenda della regina Elisabetta I d’Inghilterra innamorata di un uomo molto più giovane di lei, il conte di Essex Roberto Devereux, che invece ama, ricambiato, Sara, data in sposa su insistenza della regina al duca di Nottingham, fedelissimo amico di Devereux. Accusato di tradimento politico da Lord Cecil e Sir Gualtiero Raleigh, per avere organizzato una rivolta, Devereux viene arrestato al ritorno da una campagna di guerra, condannato a morte dal Parlamento e rinchiuso nella torre di Londra. La regina furibonda scopre il tradimento amoroso e in preda al conflitto interiore tra il suo ruolo pubblico e quello privato di donna abbandonata dall’uomo che ama, attende che Roberto le faccia giungere l’anello che lei gli aveva dato come pegno del suo favore. Ma Sara, alla quale il conte aveva donato l’anello, viene rinchiusa dal marito proprio per evitare che la grazia giunga in tempo a Roberto. Un colpo di cannone annuncia l’avvenuta decapitazione del conte che condanna la regina a un dolore e a un delirio che la annienterà.

Opera scritta nel periodo che segna il tracollo della vita privata e professionale di Donizetti, con la morte della moglie e l’improvviso svanire delle rosee speranze di una carriera napoletana, Roberto Devereux è un’opera dalle atmosfere cupe, gotiche, anche più rispetto ad altre opere del periodo napoletano tra le quali la più nota è sicuramente Lucia di Lammermoor. Al personaggio di Elisabetta Donizetti aveva già dedicato due opere nate anch’esse al San Carlo, raffigurandola sia in Elisabetta al castello di Kenilworth che come rivale della regina scozzese in Maria Stuarda: con Roberto Devereux ne raffigura il crepuscolo, le angosce di una donna che tra i complotti e le invidie della corte cerca invano il conforto dell’amicizia di Sara. Tutti i quattro personaggi principali si sentono traditi dalla persona in cui avevano riposto la propria fiducia: ed è forse in questa tragica solitudine, che si esprime compiutamente già nell’aria del tenore ma soprattutto nella grande scena di Elisabetta che conclude l’opera, che si coglie il peso dell’amarezza che si era abbattuta su Donizetti per non lasciarlo più in quegli ultimi terribili dieci anni di vita che lo attendevano.

Roberto Devereux è una produzione dalla Welsh National Opera di Cardiff e conta sulla direzione di un Maestro del podio come Roberto Abbado e sulla regia di Alessandro Talevi. Mentre i costumi e le scenografie dark-gothic sono di Madeleine Boyd. Tra queste una inquietante macchina scenica a forma di ragno su cui salirà nel terzo atto la regina, alle prese con un personaggio di grande impegno interpretativo e dalle tante sfaccettature espressive: dalla dolcezza al rancore, dalla regalità all’orgoglio ferito, dallo sdegno al delirio farneticante dell’assolo finale.