Si può misurare il tempo? Come dare forma all’inafferrabilità degli attimi? Gli orologi e il loro cadenzato ticchettio sembrano dare risposta a questi interrogativi: le lancette scandiscono le ore nel loro scorrere inesorabile e il fluire inarrestabile del tempo si trasforma in un trascorrere regolare di inerti tic tac. Ma la natura infinita del tempo non può essere delimitata: l’orologio è la contraddizione del tempo immensurabile, che le lancette possono percorrere secondo tappe numerate e ripetute solo segnando una circonferenza, che è luogo di punti infiniti che si susseguono uno dopo l’altro illimitatamente. Il tempo racchiuso in un cerchio è avvolto nell’infinità. Tempo indefinito e indefinibile, tempo sfuggente, tempo aperto nello spazio in un intreccio inesauribile, tempo sempre possibile e mai definitivo, tempo circolo dell’opportunità, da cogliere all’improvviso perchè coglie inaspettatamente, nel cambiamento che stravolge per coinvolgere nella novità. Quando tutto sembra finito, la smentita arriva nell’attimo inaspettato e la realtà sembra perdere i confini e trasformarsi in sogno.
“Sogni a Orologeria” è il tempo del sogno restituito alla realtà, che lo accoglie in un circolo di rinnovamento. E’ la storia di una ripetitività deludente sconvolta da una cronologia nuova e inaspettata, dove lo spazio circolare del tempo è il cerchio di un abbraccio di un amico. Il cortometraggio, presentato presso “Contestarockhair” il 14 febbraio nasce dalla circolarità di amicizia che lega il regista Francesco Colangelo, lo sceneggiatore Vitaliano Loprete e l’attore protagonista Philippe Boa per dare vita a una storia a tutto tondo di incontri fortuiti e fortunati che trasforma la passione disillusa di Philippe sullo sfondo di una Roma nostalgica e malinconica nella vita di artista artefice della propria arte. Realtà e sogno si uniscono compenetrandosi perfettamente per raccontarsi a vicenda e raccontare al pubblico la vicenda di un sogno diventato realtà attraverso un notevole prodotto artistico.