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Un Eliseo nuovo di zecca. Il miracolo di Barbareschi – VIDEO INTERVISTA

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Tante le novità: dal ristorante Gluten Free alla stagione provocatoria e moderna. Il teatro non sarà solo recitazione, ma anche musica e poesia. Un Eliseo ruggente

Per l’Eliseo una vita nuova. Finalmente archiviata la difficile gestione del 2014, si apre una nuova era. Lo annuncia Luca Barbareschi, che ha presentato l’11 settembre i lavori quasi ultimati del suo teatro. «I lavori veri sono iniziati il 30 aprile e in quattro mesi abbiamo rifatto due teatri – ha detto – Ci sono tre squadre che lavorano 24 ore su 24. Vi assicuro che questo è più miracoloso di un debutto teatrale».
I cantieri saranno chiusi ufficialmente da lunedì prossimo, lo stesso giorno scelto per l’apertura ufficiale dei botteghini per il primo spettacolo in cartellone: un lavoro interpretato e diretto da Barbareschi, “Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad”._0000_1_UNA_TIGRE_DEL_BENGALA
Moquette nuova, nuovo lampadario. «E’ stato rifatto tutto, a partire dal soffitto, soprattutto la messa in sicurezza di ogni palco. Non hanno più le sbarre, ma dei vetri antisfondamento, che danno più leggerezza e più visibilità -spiega Barbareschi – mentre tutto l’impianto elettrico è stato rifatto ex novo».
Il lavoro è stato organizzato e diretto dall’architetto Cecilia Montalbotti: «A lei devo tutto – dice l’attore e regista – ha preso in mano il restauro e ha portato avanti i cantieri di Piccolo e grande Eliseo, dal punto di vista tecnico e strutturale. Insieme a lei Elena Monorchio, mia moglie, che ha gestito la parte degli arredamenti insieme a lei. Loro due hanno portato avanti la macchina».
Anche il palco ha subito dei rifacimento: «La graticcia è stata rifatta ex novo, ed è la macchina del palcoscenico. Prima pioveva dentro i due teatri, pioveva nel foyer. Qui non c’era più nulla. Il vero sforo del budget – sottolinea – è stata la quantità infinita di materiale marcio che abbiamo dovuto buttar via».
Preparata anche una prolunga del palcoscenico «per coprire fino a metà l’Eliseo nel caso volessimo fare spettacoli che hanno bisogno di pianta centrale – afferma Barbareschi – che si può montare e smontare nell’arco di due ore».
Al teatro, per motivi di sicurezza, con il tempo sono stati tolti più di trecento posti: nato, infatti, con una capienza di 1000 posti, ora, spiega Barbareschi: «Ne abbiamo 762. Abbiamo tolto postazioni più ‘infelici’, ottimizzato altre cose, ridisegnato la pianta, aumentato anche il numero dei bagni. Prima ce n’era solo uno agibile. Abbiamo fatto i bagni per i disabili, risistemato gli ascensori. Siamo penalizzati da norme e regole un po’ restrittive dello Stato che nessun altro teatro europeo ha: con le leggi italiane chiuderebbero i teatri di Londra, Parigi».
Vero fiore all’occhiello del teatro è il suo ristorante.rbig_momartCome spiega Barbareschi: «Gluten free, perché la celiachia è un problema enorme. Assieme al Momart abbiamo fatto cosa importante, un ristorante che abbia anche la cultura del cibo. Sarà aperto anche a pranzo e per i breakfast, e anche indipendentemente dal teatro. L’unica regola è che non possiamo mangiare durante lo spettacolo, non per problemi di suono perché è insonorizzato, ma per delle regole imposte dai vigili del fuoco». Saranno disponibili venti tavoli e non sarà il solo punto ristoro dell’area: c’è anche un piccolo bar.
La mossa più difficile è stato costruire una stagione in così poco tempo, ma alla fine il risultato è stato eccellente: «Ho pensato di non farcela – confessa Barbareschi – ma ho fatto un atto di fede e amore. E’ stata l’avventura più complicata della mia vita. Ero vessato perché la campagna abbonamenti l’anno scorso è stata interrotta, ma oggi sono felice di vedere che ci sono già quasi duemila abbonati e stiamo crescendo».
Molte le collaborazioni collaterali all’attività artistica di cui Barbareschi va molto fiero: «Come le collaborazioni con la Treccani, con il Fai, con l’archeologo Andrea Carandini, che terrà otto lezioni su Roma, poi con il Policlinico Gemelli, e con l’Accademia di Santa Cecilia – continua – La domenica mattina, per quaranta domeniche ci saranno dei concerti. L’Eliseo è il primo teatro ad avere una sua orchestra composta da quaranta elementi»
Nessuna polemica con le Istituzioni, anche se «Lo Stato non ha messo niente, in totale rifare tutto è costato 4 milioni di euro. E’ stato restaurato inoltre l’archivio storico, digitalizzato e reso così accessibile al pubblico. L’intervento è stato reso possibile grazie al ministero della cultura,perché l’archivio è di proprietà dello Stato, e il ministero ci sta dando una mano. Siamo il teatro meno pagato dal ministero in Italia, ma ne prendo atto”.

La Video-Intervista a Luca Barbareschi: