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Un tuffo nel meraviglioso: dialogo tra Andrea Marcolongo e Cristophe Ono-Dit-Biot

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Saresti la stessa persona se non assaporassi l’antichità?

All’insegna di questa domanda inizia a Villa Medici: Accademia di Francia a Roma,  un dialogo peripatetico che catapulta il pubblico all’interno di una dimensione antica. Andrea Marcolongo guida l’incontro come un auriga a metà fra due mondi, quello immanente di un uditorio che pende dalle sue labbra e il meraviglioso universo della Grecia Antica che attraverso le sue parole, che procedono come a ritmo di esametri, rivive e si offre al pubblico.

L’occasione è la presentazione della traduzione del libro di Cristophe Ono-dit-Biot Credere al meraviglioso, di cui, come ha detto la sua compagna di viaggio, non c’è bisogno di raccontare la biografia, Andrea Marcolongo lo paragona al tuffatore di un affresco sepolcrale di Paestum, equilibrato, ma aperto all’ignoto, con il suo occhio azzurro che scruta lo spettatore spavaldo e al tempo stesso sicuro della riuscita dell’impresa.

I due autori guidano il pubblico in una passeggiata peripatetica nella contemporaneità, con la compagnia sicura dell’onnipresente aura classica che aleggia nella stanza: non miroir, specchio in cui rivedersi, né tiroir, cassetto di conoscenze a cui attingere all’occorrenza, ma infinito privilegio che viene offerto ai contemporanei di confrontarsi con il passato e riconoscerne l’alterità come arricchimento.

È fra le pagine del romanzo che si schiude lentamente il mistero dietro al suo tuffo, imparando  a conoscere le inquietudini di Caesar, un giornalista che cerca di elaborare la perdita della donna amata e riuscirà nell’intento attraverso un’enigmatica vicina e il suo modus vivendi irrimediabilmente greco.

Il romanzo  consegna al lettore il canto elegiaco di un eroe classico decadente, divorato dalla nostalgia, che come ricordano i due protagonisti del dialogo, che sono in primis campioni di etimologie, altro non è che “Desiderio di desideri” non un conservatoristico sguardo all’indietro. 

Credere al meraviglioso fatica a racchiudersi in un solo genere, il Cesar di cui le vicende si dispiegano lentamente fra le pagine, guida gli occhi meravigliati del lettore nei luoghi più diversi, con la stessa curiosità di Erodoto che racconta mondi sconosciuti agli ateniesi, commuove per la sua fragilità da moderno Orfeo elegiaco mantenendo però sempre la virtù integerrima dell’eroe epico.

“Essere letti significa essere accarezzati”

Così si legge in Credere al meraviglioso, e accarezzare le parole di Cristophe Ono-dit-Biot è un viaggio coraggioso che fa venir voglia di andare alla ricerca del proprio canto delle sirene.

Mila di Giulio