Roma, viale Parioli, a due passi da piazza Santiago del Cile. In una palazzina signorile degli anni Trenta moriva sessant’anni fa, nel dicembre 1957, forse in solitudine, un uomo ormai misterioso, ma che aveva segnato il Novecento italiano ed europeo. Per paradosso a poche centinaia di metri di distanza da via Montevideo, dove per anni l’alfiere dell’antisemitismo italiano Giovanni Preziosi aveva compilato “La Vita Italiana”, con la quale durante la guerra aveva preso di mira il “giudeo”. Non era romano Camillo Castiglioni. Roma l’aveva però frequentata spesso, alloggiando da gran signore al Grand Hotel. Da ebreo errante, era tornato nella capitale forse all’inizio del 1945, dopo essersi rifugiato per un anno nella Repubblica di San Marino, per sfuggire al rischio di deportazione. Ma con Roma aveva un legame affettivo. Il padre Vittorio era stato all’inizio del Novecento rabbino capo, all’epoca del sindaco Nathan e della fondazione della Sinagoga Maggiore.
Non si era tuttavia trasferito per vivere di memorie, ma per continuare a fare affari, come aveva fatto per tutta la vita. Da quando, giovanissimo, era partito dalla sua Trieste – dov’era nato nel 1879 – alla volta di Costantinopoli, per raggiungere poi la Vienna della Belle Époque, capitale di quello che all’epoca poteva apparire come l’immortale Impero austroungarico di Francesco Giuseppe.
Una parabola straordinaria quanto fin qui sconosciuta quella del finanziere e industriale triestino, svelata ora dal giornalista e storico Gianni Scipione Rossi nella biografia Lo “squalo” e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo Castiglioni (store.rubbettinoeditore.it, € 14,00). In pochi anni s’impone a Vienna come industriale. Costruisce dirigibili e aerei. Rilancia la Austro-Daimler e la BMW. È proprietario di banche, acciaierie, giornali, cartiere. Durante la Grande guerra costruisce un impero economico che dopo la sconfitta degli imperi centrali si espande verso la Germania e tutti gli stati balcanici, anche in società con la Fiat di Giovanni Agnelli e la Banca Commerciale di Giuseppe Toeplitz. Squalo o pescecane ebreo lo chiamano sulla stampa, perché specula – come tutti i finanzieri dell’epoca – sull’inflazione galoppante. E una speculazione sul franco francese rischia di essergli fatale nel 1924. Senza rinunciare a uno stile di vita barocco, si ridimensiona ma avvia sempre nuove imprese, mentre da ricco mecenate finanzia un teatro a Vienna e il Festival di Salisburgo.
Scelta la cittadinanza italiana in linea con la tradizione irredentista della famiglia, troverà il modo di collaborare con Mussolini. Fascista “esemplare”, lasciata Vienna per Milano, non riesce tuttavia a ottenere la discriminazione dalle leggi antiebraiche del 1938. Tenta invano di rifugiarsi negli Stati Uniti, mentre crea una raffineria in Svizzera. I servizi segreti americani sospettano che ricicli fondi neri di Mussolini e Ciano. Espulso dalla Confederazione si eclissa a San Marino, per riemergere nella Roma liberata.
Scampato all’Olocausto, ormai divorziato dalla moglie Ifigenia, attrice a Hollywood, da quella casa di viale Parioli riprendere la sua vita sulle montagne russe, fino all’ultima battaglia. Assistito dal giovane avvocato Katte Klitsche de la Grange ingaggia un duello legale con la Jugoslavia per una mediazione d’affari non pagata. Vincerà contro ogni pronostico. Lo “squalo”, testimone e protagonista del secolo breve, si spegne alla soglia degli ottant’anni senza aver mai perso lo spirito avventuriero della gioventù. Può sembrare un romanzo, ma è invece la storia documentata di un uomo, quella scritta dall’ex direttore di Rai Parlamento Gianni Scipione Rossi, sulla base di ricerche d’archivio e dell’inedito carteggio del finanziere con il diplomatico Attilio Tamaro. E il suo intrecciarsi con la rivoluzione industriale e tecnologica, con le due guerre mondiali e con la persecuzione razziale la trasfigura in una storia a tutto tondo del Novecento.
Gianni Scipione Rossi, Lo “squalo” e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo Castiglioni, store.rubbettinoeditore.it, € 14,00.
Presentazioni
Gianni Scipione Rossi, presenterà il suo libro il 28 settembre a Roma e il 6 ottobre a Perugia.
La prima presentazione è a cura della Scuola di Liberalismo e si svolgerà, giovedì 28 settembre, alle ore 17.30 nella Sala Einaudi di Confedilizia (Palazzo Bernini al Corso – via Borgognona 47 – Roma).
Intervengono con l’autore: Giovanni Belardelli, ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Perugia, Teodoro Katte Klitsche de la Grange, avvocato, giurista, direttore di “Behemoth” e Guido Melis, ordinario di Storia delle istituzioni politiche alla Sapienza di Roma. Modera Enrico Morbelli, direttore della Scuola di Liberalismo.
La seconda presentazione si svolgerà nel quadro della rassegna Umbrialibri 2017 e si terrà il 6 ottobre alle ore 17.00 nella Sala Lignea del Complesso Monumentale di San Pietro, via Borgo XX Giugno, 74, Perugia.
Con l’autore intervengono Alessandro Campi, professore di Storia delle dottrine politiche nell’università di Perugia e direttore della “Rivista di Politica”, e Cristina Baldassini.