Primo paese produttore, primo paese esportatore a volumi, con superficie vitata (+0,8%) e consumi in forte aumento (+7,5% rispetto al 2019) nell’anno della pandemia. E’ la fotografia dell’Italia del vino nel 2020 scattata da Oiv, l’organizzazione internazionale della vite e del vino, nell’analisi sulla congiuntura vitivinicola mondiale presentata oggi in video conferenza a Parigi. Secondo il report annuale umenta nel 2020 la superficie vitata in Italia dello 0,8% rispetto al 2019, pari 719.000 ettari a fronte di una superficie mondiale vitata che resta sostanzialmente stabile e stimata in 7,3 milioni di ettari. L’unico altro paese europeo che ha visto aumentare la superficie vitata nel 2020 è la Francia (+0,4%), mentre gli altri hanno visto un calo. Nel complesso, si può osservare una stabilità complessiva dei vigneti dell’Unione europea, che per il settimo anno consecutivo si attestano a 3,3 milioni di ettari. Il vigneto dell’UE sta attraversando un equilibrio globale tra estirpazione e nuovo impianto ormai dal 2015. Per quanto riguarda la produzione mondiale di vino, esclusi succhi e mosti, nel 2020 è stimata in 260 milioni di ettolitri (+1% rispetto al 2019. Complessivamente, spiega Oiv, dopo due anni volatili consecutivi del 2017 e del 2018, il 2020 è in in linea con il livello di produzione mondiale di vino del 2019 che si può definire leggermente inferiore alla media. In Europa la produzione nel 2020 è stimata in 165 milioni di ettolitri, con aumento dell’8% rispetto al basso volume registrato nel 2019. L’Italia rimane anche nel 2020 il primo paese produttore di vino europeo, con 49,1 milioni di ettolitri a fronte dei 46,6 della Francia e dei 40,7 della Spagna. I tre paesi insieme rappresentano il 53% della produzione mondiale di vino e hanno visto, tutti e tre, un forte aumento della produzione nel 2020: l’Italia ha registrato un aumento della produzione del 3%, la Francia dell’11% e la Spagna del 21%. Tuttavia, mentre per l’Italia il volume di produzione 2020 rimane in linea rispetto al media nell’ultimo quinquennio, per Francia e Spagna le riprese sono molto più grandi, con rispettivamente + 6% e + 8%. Questo aumento potrebbe essere dovuto a una primavera e un’estate calde, che hanno favorito un raccolto 2020 anticipato e ampio. A livello europeo, a parte la Germania che ha leggermente aumentato la sua produzione di vino nel 2020 (+2%), tutti gli altri principali paesi produttori di vino dell’UE hanno registrato un calo rispetto al 2019.
Il 2020 segna anche un anno negativo a livello mondiale per il consumo di vino, stimato a 234 milioni di ettolitri, in calo del 3%. Un calo, rileva l’Oiv, analogo a quello registrato durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009. Il primo anno della crisi sanitaria del COVID-19 ha evidenziato infatti comportamenti di consumo aggregati asimmetrici in diversi paesi del mondo. E anche se si tratta del livello di consumo più basso registrato dal 2002, data l’incertezza affrontata nel 2020, il dato suggerisce che il settore complessivamente non ha sottoperformato rispetto ad altre materie prime, visto che ha dovuto confrontarsi con le misure di blocco, l’interruzione del canale Horeca e la mancanza di turismo. Nel 2020 l’UE27, che rappresenta il 48% del consumo mondiale, ha consumato un volume stimato di vino in circa 112 milioni di ettolitri, valore in linea con il 2019. Però questa apparente stabilizzazione a livello aggregato nasconde evoluzioni eterogenee nei diversi Stati membri. Nel 2020 la Francia ha registrato un livello di consumo di vino rimasto invariato rispetto al 2019, a 24,7 milioni di ettolitri, ma in calo del 7,8% rispetto alla media quinquennale. L’Italia, che rappresenta il secondo mercato più grande dell’UE, ha registrato il livello di consumo più elevato dell’ultimo decennio con 24,5 milioni di ettolitri. L’Italia ha consumato il 7,5% in più rispetto al 2019 (+ 10% rispetto alla media quinquennale). Stabile al terzo posto la Germania, che ha registrato un consumo di 19,8 milioni di ettolitri nel 2020 (+ 0,2%). Tutti gli altri paesi europei registrano consumi in calo. Nell’anno di crisi del 2020, il mercato mondiale delle esportazioni di vino si è leggermente contratto in volume raggiungendo 105,8 milioni di ettolitri (-1,7% sul 2019), ma ha ha registrato un calo di valore relativamente consistente, con 29,6 miliardi di euro (-6,7% sul 2019). In questo contesto, l’Italia è stata il maggior esportatore nel 2020, con 20,8 milioi di ettolitri, pari al 20% del mercato globale, pur avendo registrato un calo del 2,4% in volumi a fronte del -5,9% della Spagna e del -4,9% della Francia. Nel 2020, ancora una volta, il commercio internazionale di vino in termini di volume è stato dominato principalmente dai tre paesi dell’UE – Italia, Spagna e Francia – che insieme hanno esportato 54,6 milioni di ettolitri, pari al 52% del mercato mondiale. La quota in volume di questi tre paesi insieme è diminuita di un milione di ettolitri rispetto al 2019, quando era del 53%. Questa diminuzione relativa, spiega l’Oiv, può essere attribuita principalmente ai forti cali in Spagna (-6%) e Francia (-5%), mentre l’Italia ha registrato un calo del 2% rispetto al 2019. Francia, Italia e Spagna sono principali esportatori anche in termini di valore, nel 2020, rispettivamente con 8,7 miliardi di euro, 6,2 miliardi di euro e 2,6 miliardi di euro. Questi tre paesi rappresentano il 59% del valore totale del vino esportato nel 2020. Tuttavia, tutti e tre, Francia (-10,8%), Spagna (-3,4%) e Italia (-2,4%), hanno registrato un calo del valore di esportazioni rispetto al 2019. In Italia, Spagna e Francia, il Bag in Box è stata l’unica categoria che ha registrato tassi di crescita positivi sia in volume (27%, 41%, 13% rispettivamente) che in valore (21%, 23%, 7% rispettivamente); mentre lo spumante è cresciuto negativamente rispetto al 2019, in volume (-2%, -5%, -13% rispettivamente) e in valore (con perdite rispettivamente del 7%, 14%, 19%).