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Afterplay di Brian Friel e le solitudini ritrovate di Checov

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“Concedetevi una libertà, almeno una volta nella vita,

innamoratevi al più presto, fino al midollo,

di un qualche spiritello acquatico e tuffatevi a testa

in giù dove l’acqua è più profonda…”

(A. Checov, Zio Vanja)

Attraversando la platea del Teatro Palladium lo spettatore scorge un valzer silenzioso fra due personaggi in scena, non cosciente di quanto questo primo fotogramma si distanzierà in corso d’opera dallo svolgimento dello spettacolo.

Afterplay è una pièce di Brian Friel, autore poco conosciuto in Italia, ma parte di quel gruppo di drammaturgi contemporanei inglesi che si possono definire abitatori del teatro.

Non c’è altro modo di leggere questa pièce se non come una spassionata dichiarazione d’amore nei confronti di uno dei padri, se non il padre del dramma moderno, Anton Checov.

Friel, in Afterplay, bussa alla porta di due dei più rappresentativi personaggi del drammaturgo russo: Sonja Serebriakovna, nipote dello Zio Vanja omonimo della pièce, e Andrèj Sergèevič Prozorov il fratello de Le tre sorelle. L’autore  li fa incontrare in un caffè a Mosca, vent’anni dopo le loro vicende, e non è un caso se questo adattamento li rappresenti, nonostante il tempo passato, giovani o quasi senza età, trasfigurazione fisica della loro fissità interiore.

Ciò che il regista Mattia Berto mette in atto è una riflessione sui confini della scena utilizzando  Il supporto video, protagonista indiscusso dell’allestimento, con l’umiltà dell’uomo di teatro, proprio come se Checov, o uno dei suoi personaggi, vi si trovasse di fronte, titubante, scettico, ma inevitabilmente affascinato dal suo incantesimo in grado  di distanziare e avvicinare lo spettatore in maniera così diversa dal linguaggio della scena. Un allestimento che sfugge ogni occasione di essere un facile intrattenimento serale, sfidando lo spettatore a incontrare i suoi fantasmi interiori, sorprendendosi però nel ritrovarli anche sfacciatamente ironici.

Questi fantasmi hanno il volto Alex Cendron nel ruolo di Andrèj Sergèevič Prozorov e Sara Lazzaro nel ruolo di Sonja Serebriakovna, che fanno conoscenza con due dei personaggi più studiati dagli attori contemporanei. I due interpreti li accolgono immersivamente, nonostante entrambi siano ospiti non sempre piacevoli e di facile frequentazione, guardandoli dritti negli occhi e lasciandoli liberi nella loro svolte incerte e perdenti. La spiaggia dove viene trasportato il caffè di Mosca, luogo d’incontro dei due protagonisti ha i toni freddi e apocalittici, della partita a scacchi fra il cavaliere e la morte nel Settimo sigillo di Bergman, ma i personaggi che lo spettatore si ritrova davanti non sanno le regole del gioco e anche di fronte a una seconda possibilità, di un Afterplay decidono di riscriversi ugualmente sconfitti.

Mila di Giulio