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Al Palladium in scena “Afterplay” di Brian Fiel che racconta un mondo con gli occhi di Checov

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Uno spettacolo che racconta i riflessi di vita che accompagnano ognuno di noi – i drammi, le giornate felici, gli amori, le perdite, i distacchi – attraverso due personaggi provenienti da due opere teatrali di Anton Čechov, che si incontrano e cercano di vivere la loro storia fino alla fine.

Dal 16 al 19 maggio (giovedì, venerdì e sabato alle ore 20,30; domenica alle ore 18) per la prima volta a Roma al Teatro Palladium va in scena “Afterplay”, spettacolo del grande drammaturgo irlandese Brian Fiel per la regia di Mattia Berto, con Sara Lazzaro e Alex Cendron.

In un caffè di Mosca, nei primi anni Venti, Andrej e Sonja, due sconosciuti di mezza età, si incontrano. Lei è alle prese con pratiche, documenti e cartine geografiche. Lui indossa uno smoking spiegazzato e ha sotto il braccio la custodia di un violino. Man mano che il discorso si approfondisce – fra divagazioni sui rimedi per lenire gli effetti del freddo, racconti di fantasticate prove d’orchestra e tirate sull’importanza quasi mistica delle foreste russe in un progetto di palingenesi dell’umanità – lo spettatore accorto capisce che Sonja altri non è che la nipote un po’ invecchiata di Zio Vanja, personaggio dell’omonima opera teatrale di Čechov, e Andrej il fratello di Olga, Maša e Irina, le celebri “Tre sorelle” di un altro celebre dramma del grande autore russo.

Sono passati più di vent’anni dalle vicende raccontate da Čechov, ma la vita non ha cambiato la personalità dei due personaggi: “Sonja continua a combattere con una proprietà in cattive condizioni”, scrive Friel, “ed è ancora profondamente e disperatamente innamorata del medico locale”, mentre “Andrej è in parte ancora un ragazzo solo, confuso, senza madre, cresciuto in una remota cittadina di provincia con un padre autoritario e tre sorelle senza pace”.

“Andrej Prozorov e Sonja Serebriakova appartengono a storie già raccontate, care a chi conosce il teatro del Novecento e in particolar modo la letteratura russa” afferma il regista Berto. “Brian Friel ha raccolto alcuni dei fili irrisolti di questi drammi e ne ha fatto poesia. Abbiamo voluto contrapporre la forza decadente dei personaggi checoviani al linguaggio contemporaneo e quotidiano del video. Forse siamo in un set, forse stiamo assistendo semplicemente a uno spettacolo, forse quelli che incontriamo sono solo dei giovani attori, forse siamo solo di fronte alla vita. Vite nude, sincere, vite che cercano in tutti i modi di raccontarsi e di narrare la loro verità. Così come le onde continuano inesorabili a lambire la spiaggia”.

Proprio le onde, l’orizzonte perfetto del mare, accompagnano i racconti quasi fossero un metronomo che scandisce i sottotitoli di esistenze portate all’estremo. E mentre lo spettacolo rivela cos’è accaduto in quei venti anni a zio Vanja, Astrov, alla detestabile Nataša, alla bellissima Elena e agli ormai adulti Bobik e Sofia, permette in realtà di assistere all’intenso incontro tra due disperate solitudini.