Dal 10 al 15 aprile al Teatro India debutta EMONE. La traggedia de Antigone seconno lo cunto de lo innamorato, del giovane drammaturgo napoletano Antonio Piccolo che rivisita l’Antigone di Sofocle, ma vista dagli occhi del figlio di Creonte (per l’appunto Emone), col tramite di una lingua di nuovo conio portata ai nostri tempi, vincitore della prima edizione del “Premio Platea per la Nuova Drammaturgia” (pubblicazione Einaudi). Un’originale riscrittura in cui il mito rivive sul ritmo di una lingua quasi inventata, un dialetto napoletano che mescola alto e basso, registri letterari e popolari, nella messinscena di Raffaele Di Florio, su produzione del Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino –Teatro Nazionale, in collaborazione con P.L.A.TEA. Fondazione per l’Arte Teatrale. Antonio Piccolo ripropone l’emblematica storia dell’eterno conflitto tra autorità e potere della celebre “Antigone” di Sofocle, attraverso lo sguardo di Emone, personaggio minore della tragedia, figlio di Creonte, promesso sposo dell’eroina sofoclea. Con alcune varianti che riguardano, tra l’altro, i rapporti tra Ismene, la sorella di Antigone, e lo stesso Emone. «Le parole di questo dramma – spiega l’autore Antonio Piccolo – vanno lette tutte per intero, senza troncamenti, aferesi o elisioni, tranne dove indicato con l’apostrofo. Richiedono, insomma, che si leggano non come parla il napoletano contemporaneo, bensì come si usa fare con la lingua di Giovan Battista Basile, che è il principale – ma non unico – inarrivabile maestro a cui questo testo si ispira. Le libertà linguistiche restano comunque tante e tali perché si è giocato, in maniera presepiale e volutamente naïf, con vocaboli e codici dalle derivazioni più disparate, compresi quelli provenienti direttamente dalla fantasia dell’autore».