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Antonello Venditti a tu per tu con B in Rome: il suo libro, la sua Roma, la sua musa

2009

Il grande cantante si racconta al redattore di B in Rome nel back stage della presentazione del suo ultimo libro, “Nella notte di Roma”. Spiega come nasce questo viaggio dentro la Capitale e dentro il suo mondo. La sua passione, la sua ansia di giustizia e il desiderio di vedere Roma che cambi pur mantenendo sempre il suo cuore. 

 

Prima della presentazione  del suo nuovo libro “Nella notte di Roma” edito da Rizzoli e uscito lo scorso 28 aprile, sul palco di Porta di Roma Live, ho avuto la possibilità di  incontrare Antonello Venditti  e di fargli qualche domanda sul romanzo che andava a presentare.

Ci vediamo nel backstage, è li seduto che mi aspetta, lo saluto, mi presento. Gli dico che ci eravamo conosciuti già qualche anno fa alla notte bianca del mio e del suo vecchio liceo, il Giulio Cesare. Mi accoglie cordialmente e mi fa accomodare.

 

Com’è nata l’idea di questo libro che parla di Roma, dei suoi abitanti, e, in particolare, di cosa sono e di cosa non sono i Romani?
È nato proprio dall’incontro con questa ragazza,(la protagonista del libro Ndr) quella notte. E’ una specie di un “instant book”. Non mi sarebbe venuto in mente di scrivere un libro senza questa avventura: è attraverso l’ avventura di quella notte che  riscopro Roma e la riscopro anche dal punto di vista  di questa ragazza. Ho pensato fosse una bella storia, una storia carina da raccontare.

 

E’ una storia realmente accaduta quindi?
Si.

 

Secondo lei esiste una vera identità del romano? Una identità differente e indipendente da quella di chi abita in altre città?
Eh, ma sicuro. Ci sono proprio le stigmate del romano. In un’altra parte del libro dico che Roma è unica e che lei è la fonte di sé stessa e di tutto il bene e del male che ha dentro. E’ unica per questo.

 

Pensa che continuerà a essere così o che questa unicità si perderà con la globalizzazione?
Vedi, in tanti ci provano a rendere Roma simile ad altre realtà. Ma non…non credo ci sarà… Si, ci si potrà avvicinare al livello di legalità, al modo di vivere, di concepire la vita di altre grandi città ma credo che Roma, proprio per la sua storia,sia e resterà  unica al mondo.

 

Lei nel suo libro cita sia esplicitamente sia in maniera più velata situazioni e personaggi affini a quelli de ‘La grande Bellezza’ di Sorrentino, film al quale ha partecipato con un cameo interpretando sé stesso e dando una canzone alla colonna sonora. Questo film per lei è stato una fonte d’ispirazione o il  percorso del suo libro è andato avanti in maniera parallela e indipendente?
La Grande bellezza è un momento della vita di Roma, come le mie canzoni sono un momento della vita e della storia di Roma, come d’altra parte questo libro è un momento, una notte di Roma. Roma è un’ entità vivente, ha una sua anima, ha una sua logica che va al di là del tempo,  di me, di te, di tutto quello che succede. E’ fantastico che sia proprio come un essere vivente con un corpo e un’anima, un essere vivente con una sua autonomia. Tutto quello che la descrive non  è che un frammento di quello che è. In effetti, ho cominciato a scrivere canzoni a quattordici anni,la prima canzone che ho scritto è Sora Rosa. In quella canzone c’è  il senso della giustizia e anche il senso religioso di Roma. E’ una mia idea però,quella, un mio punto di vista  di Roma: Roma capoccia del mondo infame. Roma è la capitale di tutti i vizi ma dove c’è il vizio, dove c’è il peccato, c’è anche la santità. Sono due mostri che si contrappongono, che qualche volta si danno la mano e quando si crea  la sintesi tra il bene e il male c’è una cosa che si chiama Vita, una cosa bella potente da vivere.

 

Roma quindi ha un’anima e una vita, come la Napoli che cita nel libro.
Si, assolutamente. Napoli ovviamente è un po’ diversa come città. Ci sono gli interpreti di Roma e chissà come e chi la interpreterà in futuro. Certamente però il vizio più crudele che rilevo in questa città è il vizio di purezza. Se sei al di fuori degli schemi, il vero vizio sei tu: gli altri sono tutti uguali, è insopportabile che ci sia una persona diversa, che non stia al gioco…

 

…E poi Roma se la “prende” questa persona che non sta al gioco.
La vorrebbe prendere. Naturalmente poi dipende dalla persona se si fa fagocitare da Roma oppure no. C’è la possibilità di sopravvivere. Io sono sopravvissuto per molti anni a Roma cercando di stare molto attento. Il libro infatti nasce da un “si” dato male. Sapevo perfettamente che quella cena a cui dovevo andare era una cena di ‘cazzari’ alla fine, la “cena romana”… (La cena romana è “un organismo ipertrofico che cresce e monta attorno alla tavola,finchè non ricordi più chi era invitato e chi no” scrive Venditti nel suo libro. Ndr) ma ho detto “si” e se non avessi detto quel “si”, non ci sarebbe stato né il libro, né l’incontro con la ragazza né la serie di immagini che  quella notte mi sono ritornate alla mente. Non sarei andato a Ostia, non sarei andato a San Lorenzo, non avrei “illuminato” la mia vita, non avrei ridato un senso alle strade. Questo senso non lo dai te da solo, il senso lo da il fatto che quando stai con una persona che ti interessa, di cui sei curioso, te gli fai vedere anche com’eri da piccolo, le fotografie: passi davanti alla tua vecchia scuola e gli dici “questa  era scuola mia, io qui ci ho fatto questo, quello ecc… . Il libro è un po’ così, parla di uno come me che ripassa sui luoghi dove magari passa cento volte e che diventano solo nomi, che sembrano svuotati del loro significato.

 

Quindi questa notte ha aiutato anche un po’ a rimettere in ordine le cose.
Si esatto, ma grazie a Laura ( la ragazza ndr)che ha illuminato la città di sé stessa e anche di un punto di vista diverso. Laura è la metafora di Roma, una Roma colta, che ha scelto di essere così com’è. Laura non è come me che ci è nata in questa città per cui è naturale dire di essere di Roma e amarla. Lei l’ha scelta, conosce i sui difetti, i suoi vizi e nonostante questo l’accetta. C’è un detto: «è romano chi da romano agisce, non chi da romano nasce». Forse sono più romani quelli che amano Roma per scelta, che noi che ce l’abbiamo sempre sotto le mani e che magari la distruggiamo, con quelle stesse mani.

 

Un po’ quindi come tutti gli scrittori e i poeti dell’antica Roma che poi in realtà non venivano da Roma.
SI, così.

 

Grazie mille!
Grazie a te!