Andrea Bizzarri e’ il regista di Siamo tutti buoni, in scena al Teatro dell’Orologio, con Antonio Conte, Alida Sacoor, Guido Goitre, Matteo Montapetro, Roberto Bagagli, Valerio Di Tella.
In sostanza, quello che potremmo dire dopo aver visto lo spettacolo è che si è buoni solo finché ci è comodo?
Potrei forse ribaltare il concetto. Consideriamo una persona cattiva, fino a quando non ci è “comoda” per qualcosa. Da quel momento in poi, automaticamente, diventa buona, “buona a qualcosa”. In realtà, lo spettacolo mostra una carrellata di personaggi per i quali sarebbe assolutamente difficile stabilire se siano buoni o cattivi. Il testo riflette proprio su questo: la linea di demarcazione fra bontà e cattiveria può sembrare, all’apparenza, netta e precisa, ma non lo è affatto. Nel gioco delle parti tutti possiamo interpretare il ruolo del buono così come quello del cattivo.
Crede, realmente, che si viva in una condizione di reciproca sopportazione utilitaristica? Ci siamo vicini solo perché ci è più comodo?
Sono tendenzialmente ottimista, per cui non vorrei credere che si viva accanto a delle persone soltanto perché queste possano tornarci utili. Credo, però, che ognuno di noi abbia una visione del mondo falsata, e che i casi della vita ci portino, ciclicamente, a riconsiderarla. Insomma, la distinzione perentoria che la mamma da bambini ci faceva fra “cacca” e “buono” non è proprio l’equazione perfetta della nostra esistenza.
Come esseri umani siamo intrecciati, relazionati e, anche, costretti alle relazioni. Siamo gettati nei rapporti quasi con violenza e, spesso, con violenza, li tronchiamo, li usiamo, li rispolveriamo. La vita è una violenza nascosta dietro un velo di bontà?
Penso piuttosto che se riflettiamo sulla nostra natura animale, è chiaro che qualsiasi tipo di rapporto, d’amore, d’amicizia o lavorativo che sia, lo si viva per soddisfare un bisogno. Non per questo, però, dobbiamo ritenerci violenti o naturalmente inclini alla violenza. Andando proprio a scavare, credo che siamo nella stessa considizione di un gattino che consuma il suo pasto: consumiamo i rapporti per esigenza, tuttavia le nostre intenzioni non per forza debbono essere, all’origine, negative.
Come ha lavorato con la Compagnia?
Da fine gennaio abbiamo cominciato a lavorare sul testo, leggendolo più volte. Poi, una volta in piedi, abbiamo montato le scene con cura e perizia. Posso dire, in tutta sincerità, che ho avuto di fronte un cast artistico e tecnico di altissimo livello. Abbiamo lavorato, e continueremo a lavorare sodo fino al debutto, e nei giorni seguenti, per migliorare sempre più il nostro allestimento.
Gli attori hanno fatto loro il testo, lo hanno sentito o si sono limitati a interpretarlo?
Hanno fatto loro il testo, decisamente. C’è stata grande collaborazione fra tutti, per chiarificare fino all’ultima virgola i rapporti fra i personaggi e le loro azioni nello spazio, un garage, in cui si trovano. Possiamo ritenerci davvero soddisfatti.
Si può ridere in questo mondo così difficile?
Che si possa o meno, non lo so. Che lo si debba fare, sì. Mi colpi’ molto leggere su un muro di Roma, in un dialetto un po’ ostentato: “Aricordate da ride”. Ricordati di ridere. Non so chi lo abbia scritto, ma è un ottimo consiglio. Grazie davvero per la vostra disponibilità e buon lavoro!
Info: www.teatroorologio.com