Prosegue l’impegno di Giorgio Barberio Corsetti come maestro delle giovani generazioni di registi, autori e attori dell’Accademia, proponendo ogni volta uno studio esaustivo di un autore, da cui trarre poi autonomi progetti di elaborazione scenica: Pasolini, Kleist, Müller, ora Labiche. Sono nati così: Se ti becco, son dolori!, Un cappello di paglia di Firenze, L’affare di Rue de Lourcine e Il premio Martin, quattro diversi studi di altrettante opere del drammaturgo francese.
Eugène Marin Labiche (1815-1888) fu tra gli esponenti più rappresentativi del vaudeville: l’ironia, l’inimitabile talento drammaturgico nel costruire intrecci, equivoci, fatalità creano una comicità cinica, surreale, un gioco al massacro a colpi di risate condite di crudeltà. “Chi conosce gli uomini prova amarezza – affermava in proposito Emile Zola – e questo gusto amaro è il sapore della genialità”.
Il laboratorio, durato due mesi, ha prodotto uno spettacolo pensato per gli spazi suggestivi del Teatro dei Dioscuri al Quirinale, in cui i ragazzi dell’Accademia hanno lavorato grazie ad un protocollo d’intesa con l’Istituto Luce-Cinecittà.
Nello studio e nella realizzazione delle esercitazioni del progetto Labiche, è stata coinvolta quest’anno anche una giovane traduttrice, Elisabetta Scarin, cui è stata commissionata la traduzione di “Le prix Martin”, inedito in Italia.