ORE 22.00
MALOMI Trio
Stefano Calderano, chitarra
Carmine Iuvone, c.basso
Marco Calderano, batteria
È difficile parlare della musica dei Malomi in poche righe: costantemente in bilico tra elementi apparentemente opposti, le loro composizioni sono una continua ricerca di equilibrio. Tanti gli elementi che fanno una trama musicale ricca, sia a livello compositivo che sonoro.
L’uso degli strumenti acustici alternati a quelli elettrici, gli effetti con i quali trattano il suono, sono il marchio della loro musica. Il gusto per la circolarità della composizione, e per le progressioni non diatoniche, fa della loro musica un magma sonoro, in cui si alternano momenti di silenzi a momenti di saturazione, momenti di quiete intimista ad esplosioni sonore, attimi di lirismo quasi classico, a passaggi post-rock.
La melodia, sempre presente, sempre cercata, a volte si frantuma in dissonanze, sembra perdersi nella saturazione dei suoni, per ritrovarsi poi in un nuovo contesto, cristallina, con altre armonie, altre sonorità.
Le influenze dei tre musicisti si fondono nella loro musica, alla ricerca di un linguaggio comune e originale: un dialettico e vitale confronto che vede emergere per poi svanire l’individualità dei singoli musicisti, in continua trasformazione. Un movimento continuo che crea Malomi.
VENERDI 13 MAGGIO
ELGA PAOLI presenta il cd “Il Lato Vulnerabile”
Elga Paoli, voce, piano, composizioni
Daniele Basirico, c.basso
Alessandro Marzi, batteria
Giambattista Gioia, tromba
Special Guest: Tony Loderini, fisarmonica
e sorprese!
Spettacolo interattivo, dove le song originali, si dilatano e si reinterpretano nella versione live, secondo l’estro del solista che prende parte alla performance, testi in italiano, inglese e portoghese girano intorno al tema della vulnerabilità dell’essere umano, come il brano che apre il cd. No woman’s land, contro la vilolenza sulle donne, lasciando però grande spazio alla musica.Dal 21 aprile è in distribuzione in Italia e all’estero nel circuito IRD e nei migliori store digitali, ”Il lato vulnerabile“, nuovo lavoro discografico della pianista, cantante e compositrice Elga Paoli, prodotto dall’etichetta Dodicilune, nella collana editoriale Koinè.Dieci brani inediti che confermano il talento della Paoli, autrice dei testi e delle musiche. Dopo il progetto discografico “Profumo di jazz” (2010) e dopo il brano ”You dont know what love is”, eseguito in duetto con il sassofonista Gian Piero Lo Piccolo, inserito in ”Hunger and love”, doppio cd tributo per i cento anni dalla nascita di Billie Holiday, prosegue con questo nuovo e intenso disco la collaborazione tra letichetta pugliese e l’artista ligure. Il lato vulnerabile propone brani – con testi in italiano, inglese e portoghese – più intimi e jazz che convivono con sonorità più moderne ed europee, tempi dispari e ballate. Elga Paoli, sempre alla ricerca di una sintesi espressiva personale e intensa, sembra con questo disco volersi smarcare da una collocazione precisa, sfuggendo all’etichetta del cantautorato classico per cercare ancora nuove strade.
Nei brani è affiancata da Gian Piero Lo Piccolo al sax e al clarinetto, dai contrabbassisti Daniele Basirico e Francesco Puglisi, da Simone Federicuccio Talone alle percussioni e da Alessandro Marzi alla batteria. Tra gli ospiti Tony Loderini alla fisarmonica in ”Quando non ci son parole”, Gian Battista Gioia che impreziosisce con la sua tromba “Le regole del gioco” e ”No Womans Land”, brano dedicato a tutte le vite interrotte dal femminicidio, che ospita anche l’inciso rap della solista americana Joy Garrison. Nel brano che dà il titolo al disco, infine, la Paoli duetta tra italiano e il portoghese con Umberto Vitiello.
«Inizialmente il titolo di questo disco doveva essere “Saggezza e Vanità“ due parole che indicano condizioni contrastanti, quasi opposte, che spesso determinano le nostre scelte», sottolinea Elga Paoli. «Ma questo titolo non piaceva a nessuno. Così ho deciso più saggiamente di mettere da parte la mia vanità e tener conto del giudizio altrui. Il titolo è diventato Il lato vulnerabile, perché scorrendo le tracce dell’album, mi è parso chiaro che il tema dominante fosse la fragilità dei sentimenti, quella fragilità che ci rende vulnerabili quando siamo in balia delle passioni e delle emozioni, quel lato di inesorabile umanità, il più delle volte nascosto, che ci fa sentire comunque vivi».
Elga Paoli è una cantautrice “anomala“, un’artista dal percorso variegato e curioso. Inizia giovanissima ottenendo un contratto con la storica etichetta Rca. Si esibisce a teatro con Pandemonium e Gigi Proietti e, a soli ventanni, approda al festival di Sanremo. Incide un disco mai uscito in cui si avvale della collaborazione di Roberto Gatto, Maurizio Gianmarco, Danilo Rea. Nel 1994 incide Colpi di gonna (Ala Bianca/CGD) dal quale Vincenzo Mollica seleziona Ultimo ballo come sigla della trasmissione Prisma in onda su Rai1. Nel corso della sua carriera si è esibita due volte al Premio Tenco, al Festival di Recanati, al Montreux Jazz Festival (come tastierista e vocalist nel gruppo di Tony Esposito), Controcanto e in numerosi locali italiani e internazionali incrociando la propria strada, tra gli altri, con Enrico Pierannunzi, John Taylor, Kenny Werner (in occasione dello stage a Siena Jazz), Stefano Battaglia. Figlia d’arte, il padre pianista e la madre cantante, diplomata in Piano jazz alla Saint Louis College of Music, ha nel cuore la musica di Coltrane, Baker, Evans, Jarrett. Nel 2009 pubblica “Profumo di jazz”, un disco di brani originali, prodotto da Dodicilune.
ore 22.30
RAFFAELE CALIFANO 4tet
“Brush Up” & More
Nicola Tariello, tromba
Antonio Magli, piano
Francesco Pierotti, c.basso
Raffaele Califano, batteria
Special Guest il chitarrista svedese Mats Hedberg !
Filippo Bianchi racconta: « “While living in London, I had an apartment with a small garden. During the summer around 4 or 5 oclock in the morning, just as the day began, birds would gather here one by one and sing together, each declaring its freedom in song. It is my wish to share this same spirit with other 1 musicians and communicate it to the people”. (*)Tanto leggevo, un certo giorno del 1973, sul retro della copertina di Conference of the Birds, primo disco da leader di Dave Holland. Da allora, questo molto sintetico raccontino è rimasto con me. Di più: è diventato una sorta di cartina di tornasole per stabilire il clima di una situazione musicale. Che nel jazz può essere muscolare e competitivo (la chase, per dire), e in quei casi la metafora hollandiana non ci serve, oppure più complesso e naturale e cooperativo, in cerca di un ordine spontaneo, come quello degli stormi, dei greggi, dei branchi, degli armenti, che si scompaginano e si ricompongono reagendo alle sollecitazioni.
È giusto questo genere di sentimento che ho provato ascoltando per la prima volta il quartetto di Raffaele Califano, eccellenti compagni di viaggio il sassofonista Simone Alessandrini, il pianista Antonio Magli e il contrabbassista Carmine Iuvone. Ospite illustre il trombettista Fabrizio Bosso, del quale forse dovremmo cessare di magnificare la strabiliante tecnica (ché non vè chi non veda), per rilevare invece la ricchezza e originalità e maturità dell’eloquio.
Non essendo un devoto della musicologia, difficilmente cerco nel jazz quinte diminuite e terze maggiori. Mi interessa piuttosto capire se si suona per mettere la musica al proprio servizio o per mettersi al servizio della musica. Rilievo che forse ci porta al cuore di uno dei temi chiave che giustificano l’esistenza stessa di quella musica che, con buona approssimazione semantica, chiamiamo jazz, e cioè l’espressione della libertà individuale in un contesto collettivo.
Ovviamente perché il jazz esprima al meglio la sua modalità conversativa, occorre un contesto idoneo a facilitarla: in un salotto ciò è responsabilità dell’ospite, in musica del compositore, che deve porre».
*Quando vivevo a Londra, avevo un appartamento con un piccolo giardino. Durante l’estate, intorno alle 4-5 del mattino, gli uccelli si raccoglievano lì uno ad uno e cantavano insieme, ognuno dichiarando col canto la propria libertà. La mia speranza è di condividere quello stesso spirito con gli altri musicisti e comunicarlo al pubblico.