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Dal dio Pan a Gabriele D’Annunzio, dalla Venere in Bikini a Brigitte Bardot, dai gladiatori di Pompei alla strage dell’Heysel, dall’ornitomanzia agli Uccelli di Hitchcock,
il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli compone un racconto di racconti sul Mediterraneo antico. Con un occhio al presente, perché molto di quello che racconta ha resistito nei secoli fino a noi.

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Dalle popolazioni preistoriche agli etruschi, dai romani ai bizantini,
dai greci ai normanni, e ancora arabi, cinesi, indiani: nel corso dei secoli
il Mediterraneo è stato luogo e strumento d’incontro – o di scontro – tra civiltà diverse e distanti, che ne hanno solcato le acque per commerciare
e depredare, per condividere e conquistare. Quella del Mare Nostrum è dunque una storia che ci parla tanto di noi italiani quanto del nostro rapporto con gli “altri”; un rapporto testimoniato dalle cronache e dai documenti, ma soprattutto dagli oggetti che hanno attraversato i flutti del tempo. Perché gli oggetti persistono, resistono, superano le nostre esistenze e si presentano secoli dopo come testimoni di un tempo che fu. A raccontare la loro storia a chi è capace di farli parlare.
Paolo Giulierini, archeologo e direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha scelto dall’imponente collezione del museo trenta di questi oggetti emblematici, per raccontarci come nasce la grande bellezza
italiana. Con un occhio al presente, perché molto di quello che qui si racconta ha resistito nei secoli fino a noi. Valori, simboli, pratiche e contagi culturali che tracciano un fil rouge dall’antichità al mondo moderno.
Dal viaggio in India “alla scoperta di se stessi” dei giovani di buoni famiglia dell’antica Roma a quello celebre dei Beatles nel 1968; dalla sudditanza delle matrone romane alla fierezza delle “bagnarote” calabresi; dalla Venere in Bikini a Brigitte Bardot, dall’ornitomanzia agli Uccellidi Hitchcock; dalla rissa tra pompeiani e nocerini durante una gara tra gladiatori alla tragedia dell’Heysel; e fino al “castigo divino” che sembra
si abbatta da sempre, oggi come ieri, sulla città di Palmira. L’obiettivo, come dice Giulierini, è tornare a «stupirsi di quanto, dietro alle apparenti diversità, ci sia un’umanità accomunata dalla voglia di crescere,
di migliorarsi». E così riscoprire qualcosa di noi e della nostra cultura,
già globale quando ancora non poteva nemmeno dirsi «italiana»,
per provare a capire dove stiamo andando.