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“Dopo di me il diluvio”. Al Vascello di Roma la danza parla di un luogo magico e della perdita dei confini

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«Dopo la creazione  Welcome to my world  dedicato all’idea della fine del mondo, del verificarsi di una nuova Apocalisse, prendo nuovamente ispirazione dal rapporto doloroso dell’Uomo con la Natura nella società contemporanea». Cosi Enzo Cosimi parla della sua ultima fatica: “Dopo di me il diluvio”, in scena al Teatro Vascello di Roma dal 28 ottobre al 1 novembre.

«Ripensare l’opera come un luogo di magia e di perdita di certezze». Continua Cosimi, per dare spazio ad un’arte della coreografia  che «contenga una componente tecnica rigorosa,  sperimentale, attraverso la quale indirizzare una riflessione sul mondo in cui viviamo in rapporto alla Natura e a percepirlo in termini sensoriali».

Secondo Cosimi si è esaurito il paradigma della postmodernità, ed è necessario «ipotizzare l’apparire di un Nuovo Uomo che si affaccia ad un paesaggio arcaico, tribale di cui il continente africano rappresenta l’emblema».

«Un’Africa urlata, violata che, nonostante i massacri senza fine  a cui è sottoposta da sempre, riesce a restituirci una visione di speranza».

E’ una danza scarna, ossuta, un campo percettivo vuoto in cui si vive in uno stato irreale, visionario. «Partiture di gesti, movimenti, in apparenza semplici ma che riportano alla complessità del lavoro sulla “presenza”, sull’atto performativo, sulla percezione del sistema nervoso a discapito di quello  muscolare».